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Quando l’afasia diventa un dono

Ogni tanto qualche “genio incompreso” mi contatta e cerca di dilettarmi con le sue teorie o con la sua produzione artistica, ma mi chiedo come possa pretendere che io mi appassioni alla sua opera omnia se questa non riesce nemmeno a incontrare l’interesse dei suoi parenti. Qualcuno cerca addirittura di convertirmi al suo credo, ma a me la retta via pare una discesa per il reparto psichiatrico di un nosocomio provinciale. Non mi disturbano le convinzioni di certi individui, ma provo un po’ di compassione per la loro ostentazione. Sembra che certa gente non possa accettare di restare inascoltata e per combattere l’indifferenza batte i piedi per terra fino a quando non ottiene un po’ di attenzione svogliata. Sono una persona infantile sotto molti punti di vista. Amo scherzare sulle malattie terminali, sui genocidi, sulle tragedie, sulle perversioni e sui disastri, ma non ho mai osato richiamare l’attenzione con veemenza. Ho sempre lasciato alla casualità l’incombenza di presentarmi qualche interlocutore interessante e finora non mi sono mai pentito della delega che le ho concesso. Certe volte mi imbatto nelle parole di iconoclasti attempati o nella presunzione sciamanica di persone che millantano grandi esperienze spirituali, ma credo che l’incontro con questi soggetti sia inevitabile per confermare la presenza dei difetti che compongono la perfezione del mondo. Compatisco chi urla per affermare la propria identità, ma la mia generosità preferisce dare un piccolo contributo economico alla cirrosi epatica del colchard di turno piuttosto che prendere sul serio i vaneggiamenti di un individuo che insegue l’arte per raggiungere la considerazione dei suoi simili. Per mia fortuna non sono un intellettuale e non frequento aspiranti filosofi né presunti artisti. Credo che l’ignoranza non sia un crimine, nonostante possa portare al compimento di atti nefasti, e invece ritengo che siano da stigmatizzare certi atteggiamenti di spregio che provengono da persone dotate di una cultura che a volte risulta deleteria: un frammento di una celebre intervista che Pasolini concesse a Biagi esplica perfettamente ciò che intendo. Sottolineo un passaggio di questo video a cui tengo particolarmente: “La cultura piccolo borghese […] è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni e a delle impurezze”.

Francesco

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