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Immaginazione raggiante

Un alcolizzato raggiunge l’ultima spiaggia, ma i suoi sensi annebbiati non riescono a scorgerne l’importanza. Per le strade un lavoratore precario incolla dei manifesti a favore di una campagna contro la droga mentre a qualche chilometro di distanza, in aperta campagna, un rave delizia il gusto naif di un’indolenza collettiva che le apparenze travestono da nichilismo. Sui muri appaiono simboli anacronistici che alimentano l’identità artificiale di un impegno politico intenso quanto uno sforzo sfinterico. La notte sbadiglia di fronte al culto di Satana e non si cura di chi incensa le forze diaboliche per gioco. Teschi, crocifissi rovesciati, scritte sui muri e raduni notturni che hanno il sapore di imprese adolescenziali talvolta sono la facciata esoterica di un’attività massonica che coinvolge gente di potere. I sensi di colpa trivellano la coscienza di un giovane suicida che non ha mai ascoltato se stesso. Un bimbo maggiorenne si proclama filosofo dalla nascita e il sabato sera scioglie se stesso negli acidi perché non vuole raggiungere la senescenza. D’un tratto una ragazza facile comprende quanto sia difficile trovare il principe azzurro e decide di accontentarsi dei barbiturici che le ha lasciato in eredità la madre. Un neopatentato cerca l’adrenalina nella velocità perché la sua vita scorre troppo lentamente, ma qualche volta l’imponenza di un platano si oppone all’arroganza del contagiri senza dare spiegazioni. La noia genera mostri ammaestrati che cercano la felicità nelle lande della distruzione. L’indulgenza verso se stessi può ipnotizzare i sensi e porre fine alla loro esistenza. Le poche cose che possono colmare il vuoto sono a portata di mano, ma un pianeta dominato da monchi può solo succhiare il cazzo all’autoflagellazione.

Francesco

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