Stamane con la mia bicicletta ho sconfinato nel Lazio. Ho raggiunto Pescia Romana attraverso una strada parallela all’Aurelia e sono tornato indietro senza mai fermarmi. Il percorso è stato prevalentemente pianeggiante e mi ha offerto dei paesaggi tanto spogli quanto belli. Mi è piaciuto trovarmi per l’ennesima volta in mezzo al nulla per congiungere il movimento della mia vita insensata con il sostegno del cemento rurale. Pescia Romana non mi ha lasciato una buona impressione: l’ho trovata piuttosto squallida. Sulla via per rincasare ho dovuto combattere con il vento contrario e con la pioggia, ma ne sono stato felice. Tra andata e ritorno credo che le mie gambe abbiano pedalato quasi per cinquanta chilometri. Quando vado in bicicletta non porto mai qualcosa da bere con me e puntualmente ogni volta che rientro a casa c’è un principio di disidratazione che mi attende a braccia aperte. Mi piace assetarmi e affaticarmi perché in questo modo ho la possibilità di apprezzare enormemente cose semplici come l’acqua minerale e la morbidezza solitaria del mio letto. Sono un po’ stanco, ma sto bene e sono contento del mio ultimo giorno da ventiduenne.
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