Ieri sera sono andato a Ciampino per vedere il concerto di uno dei più grandi chitarristi che questo pianeta abbia mai avuto l’onore di ospitare, ovvero Allan Holdsworth. La performance si è svolta in un locale che si chiama “Stazione Birra” e che ricorda molto certe mecche jazzistiche di New York come il celebre “Blue Note”. Sono rimasto colpito dalla passione dei proprietari del locale e dalle fotografie dei musicisti che sono riusciti a portare sul loro palco: Carl Palmer, Billy Cobham, Steve Hackett, Tony MacAlpine, Carl Verheyen, Paul Gilbert e molti altri. Con Allan Holdsworth hanno suonato altri tre mostri sacri: Chad Wackerman alla batteria, Jimmy Haslip al basso e Alan Pasqua alle tastiere. Durante il concerto ho perso la percezione del tempo, ma credo che la sua durata non sia stata inferiore ai novanta minuti. Mi ha sorpreso Jimmy Haslip con l’impugnatura mancina, con i suoi assoli di basso e con le sue smorfie. È incredibile come queste quattro leggende viventi facciano sembrare semplici le loro esecuzioni. Sono rimasto esterrefatto dall’intesa di questa grande formazione e i loro continui scambi di sguardi e di ammiccamenti durante i loro virtuosismi senza fine mi hanno fatto comprendere quanta padronanza abbiano dei loro strumenti. Allan Holdsworth ormai ha sessantuno anni, ma il suo tocco sulla SynthAxe è ancora lo stesso. I proprietari del locale hanno ripetuto a più riprese che agognavano l’avvento di Holdsworth dal giorno dell’apertura. Credo che questo concerto sia stato il momento più bello della mia vita da dieci anni a questa parte. Il pubblico era un po’ attempato, ma ho notato anche qualche mio coetaneo tra i presenti. Acustica impeccabile, locale suggestivo e quattro dei della fusion insieme: posso morire felice. Di solito non mi concedo facilmente all’idolatria, ma questa volta non posso farne a meno.