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A tu per tu con me stesso

L’istinto è un’arma a doppio taglio e spesso devo contrastare il suo lato nocivo per evitare che prevalga nelle mie azioni. Qualche giorno fa ho scritto che dentro di me si annida una grande voglia di amare, ma porto in grembo anche un odio profondo per la somma delle mie sconfitte esistenziali dal quale attingo energia per allenarmi fisicamente. Per esercitare la mente cerco di sfruttare i momenti di relax, ma ultimamente non ne ho molti. Vivo sotto pressione anche se non ho impegni né responsabilità. Un male oscuro mi marca a uomo, ma riesco ad allontanare la sua presenza quando gioco d’anticipo con la mia personalità. Credo che ci voglia una giusta dose di cattiveria e di determinazione per reggere gli attacchi dello sconforto e della pesantezza di vivere. È proprio nei momenti più bui che il mio talento si esalta. Sono stato un individualista per scelta e adesso lo sono contro la mia volontà: conosco entrambe le facce di questo ruolo pericoloso e mi sento un fuoriclasse della solitudine. Ammiro la mia capacità di sopportazione e la mia voglia di rimanere ancorato il più possibile alla realtà anche quando si rivela scomoda per il mio tornaconto emotivo. Il vittimismo è un campionato per dilettanti mentre il delirio e la furia per la lotta contro i propri limiti rappresentano la massima serie a cui la propria forza psicofisica può ambire. Schiero un cuore che pulsa, un lato poetico, una motivazione severa e una riserva di energia grezza. Sono giovane e al tempo stesso sono un veterano dei campi vuoti. È il fascino della fatica e l’orgoglio che riveste la possibilità di essere sconfitto per sempre che alimenta la mia estasi e nutre le mie giornate. Giochiamo a oltranza.

Francesco

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