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Just another goodbye

Qualche settimana fa Karimun (la ragazza inglese di origine bengalese che ho conosciuto durante il volo di ritorno dal Giappone) mi ha proposto di unirmi a lei per un viaggio piuttosto lungo, ma dopo l’entusiasmo iniziale ho riflettuto e ho deciso di non partire. L’incontro con Karimun è stato straordinariamente aleatorio ed è stato uno dei momenti più belli della mia esistenza, nonostante abbia scambiato con lei solo discorsi intimi e battute di dubbio gusto. Se la rivedessi mi innamorerei di lei, ma in questo caso il mio innamoramento sarebbe dettato dalla necessità di stare con qualcuno e non da un sentimento vero e profondo. Non sono disposto a mentire a lei né a me stesso solo per conquistare un po’ di felicità e per questo motivo credo che non la incontrerò mai più. Cerco di preservare i miei sentimenti e la loro purezza anche se il tempo vuole farmi credere che in futuro non avrò altre possibilità per conoscere qualcuno a cui donarli. Diffido della convenienza e dei suoi consigli. Non voglio gioie superficiali e piuttosto preferisco giacere nel nulla. Prima di amare qualcun altro devo amare me stesso e per amare me stesso devo fare sacrifici fisici e mentali senza aspettarmi necessariamente una ricompensa. La sincerità mette in mostra le proprie debolezze e attira più calci in culo che sorrisi, ma cerco sempre di praticarla perché non conosco un’altra via per giungere a una relazione umana in grado di trascendere i vincoli terreni. Cercare di essere veri non porta automaticamente risultati e non dà il diritto di sentirsi in credito con il mondo, ma la menzogna cronica elimina anche anche la più piccola possibilità di ottenere risultati aulici. A Karimun ho scritto le stesse cose, ma grazie all’inglese ho avuto modo di usare un numero minore di parole e uno stile più sgrammaticato.

Francesco

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