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Un embolo nella penna

Seguiamo coordinate diverse su mondi paralleli e spesso planiamo in atmosfere sconosciute che affaticano il nostro sistema respiratorio. I miracoli dell’illusione si dissolvono sotto lo sguardo della quarta dimensione. I corpi fluttuano in una confusione inerte, ma alcuni di essi riescono a ribellarsi alle proprie debolezze e intraprendono la grande corsa per ricongiungersi con l’autenticità dell’esistenza che il tempo traghetta lontano dalle cose di ogni giorno. Al di fuori di ogni dottrina, di ogni credo e di ogni dogma un uomo può divenire carnefice, vittima, giudice e demiurgo del suo microcosmo perché egli è la sintesi dell’immensità che lo circonda. Le parole rubano buona parte del significato degli eventi che gocciolano sulle teste e la ricerca di spiegazioni ancora introvabili non è sempre una buona iniziativa. La logica è un’anziana storpia malata di Alzheimer ed è quantomeno grottesco affidarsi esclusivamente alle sue facoltà, ma è ancor peggio lasciarsi sedurre dalle invenzioni metafisiche dei propri antenati. L’ignoto spaventa perché getta luce sulla propria ignoranza e sui timori che essa porta sempre con sé. Non è facile ridimensionare le proprie certezze e metterle in tasca invece di illudersi che esse formino il proprio apparato scheletrico. Talvolta le voci intonano frasi decontestualizzate e in questi casi l’incomprensione linguistica funge da cassa di risonanza per contrasti sterili e fuorvianti. Nell’onestà verso se stessi e nella ricerca snervante di rari frammenti di oggettività si trovano le strade emotive più pericolose che forse portano a una chiave di lettura difficile da accettare. Ho intorbidito un po’ questo breve scritto, ma il suo significato è molto più aureo di quanto sembri.

Francesco

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