Ieri mattina sono andato a Porto Santo Stefano in bicicletta e ho percorso la strada panoramica fino a Porto Ercole. Non avevo mai seguito questo itinerario, ma la mia fatica è stata ricompensata dagli scenari aulici che si sono stagliati, pedalata dopo pedalata, davanti ai miei occhi madidi di sudore. Ho impiegato due ore e mezzo per completare il tragitto: senza riscaldamento, senza una bottiglia d’acqua e senza motivi validi per tornare a casa. La costa dell’Argentario è incantevole e mi rendo conto che è impossibile descriverne le meraviglie senza ricorrere a un’aggettivazione banale. Lo scenario che ho ammirato sembrava estrapolato da una cartolina e gettato sulla terra da un demiurgo con la passione per la filatelia. Ho vissuto grandiosi momenti di insolazione all’ombra di pensieri inutili e di inevitabili reminiscenze. Gli scogli in punizione davanti alle cale, una barca a vela di piccole dimensioni a largo e le scie bianche lasciate in mare e in cielo dai motoscafi e dagli aerei: ho ammirato tutto questo e molto altro di ineffabile tra un tornante e l’altro. Ancora una volta ho speso tempo ed energie per produrre sensazioni solenni a uso e consumo delle mie riserve di entusiasmo. Le bellezze morfologiche non possono colmare i vuoti affettivi, ma gli effetti benefici della loro contemplazione trovano posto nelle vicinanze della serenità e contribuiscono alla sua espansione virale.
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