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Nudità autogena: fatti personali e considerazioni varie

Pubblicato venerdì 20 Aprile 2007 alle 01:16 da Francesco

Quando sembra che tutto vada a puttane cerco di non lasciarmi andare e chiamo alle armi la parte positiva del mio orgoglio. Lo spettro del suicidio mi è apparso in più occasioni, ma ogni volta l’ho preso a calci in culo e ne ho deriso la fuga con cattiveria. In certi momenti ho sofferto come un cane e mi sono sempre curato da solo con il tempo e la riflessione. Ho represso impulsi terribili e per mesi ho portato sulle spalle macigni invisibili: nelle giornate gelide o nelle ore estive, con il buio o con la luce, lontano da casa o nella mia stanza, da solo o in compagnia di me stesso. La mia vita interiore non va molto bene, ma dalla mia parte ho l’esperienza che ho accumulato attraverso tutto quello che ho superato senza l’ausilio delle persone o dei loro vizi. Parecchia gente non ha i coglioni di ammettere le sue debolezze e già non negare le proprie lacrime o i propri dolori è un modo per elevarsi al di sopra dello strato di merda che ricopre alcune parti dell’esistenza. Ho pianto da solo e silenziosamente su una panchina avvolta dal buio, ho urlato in mezzo a un campo vuoto durante una notte plenilunare, ho dato calci e cazzotti a reti abbandonate e tutto questo mi ha aiutato a sfogare ciò che mi divorava da dentro, un male endemico che è più diffuso di quanto si creda. Non ho debellato le mie pene e spesso sento la loro morsa, ma sono ancora vivo e in ottima salute. Non c’è nulla di eccezionale in quello che scrivo, ma di rado ho trovato qualcuno disposto a mettere la faccia accanto alle nudità della propria personalità. Ci sono miliardi di inibizioni che frenano le manifestazioni più profonde del proprio carattere e impongono frasi di circostanza con chicchessia. Per me è importante non nascondere nulla a me stesso e scrivere o parlare di me con disinvoltura, ma devo ammettere che non sempre riesco nel mio intento. Negli occhi delle persone leggo cose mai dette e desideri di fondo che talvolta la convivialità mette in secondo piano. C’è un bisogno atroce di affetto, di amore, di comprensione e di empatia, ma queste parole spesso vengono strumentalizzate da ideali del cazzo e perdono il loro valore. Chi parla di sentimenti spesso viene ridicolizzato e bollato come “ingenuo”, ma io non smetterò mai di ripetere queste cose anche se mi addolorano e mi fanno ricordare la mia condizione che è comune a tantissime altre persone. In un individuo c’è molto di più di ciò che contiene il suo passato o la sua fama, ma non è sempre facile capirlo e accettarlo. Sono a bordo di un auto e sputo fuori del finestrino mentre accelero verso il treno che viene contro di me. In altre parole cerco di accelerare contro gli ostacoli che mi opprimono perché voglio scontrarmi con loro al più presto e senza temere di esserne sopraffatto, ma data la loro natura è un po’ come pretendere che un treno si sposti per evitare un frontale. Ritengo che occorra non temere la morte per spingersi oltre la vita ordinaria senza cessare di vivere. Per me queste parole sono un manifesto con il quale cerco di apprendere da coloro che hanno sbagliato prima di me.

Categorie: Intimità, Parole |