Era una giornata bellissima. Prima di uscire preparai le mie figlie predilette: riempii i loro caricatori uno dopo l’altro. Ero così preoccupato che tutto fosse a posto che mi dimenticai di fare colazione. Uscii di casa e mi diressi al campus per la mia ultima lezione. Mi ero messo in testa di trovare quella troia e di farle pagare tutto, ma le cose andarono in un altro modo. Ci presi gusto a stendere quelle persone innocenti, una dopo l’altra, senza una ragione precisa. Ricordo nitidamente il momento in cui entrai in quell’aula pacifica. Ordinai a quei bastardi di mettersi in fila e sparai contro di loro per sfogarmi. Non avevo mai avuto il diritto di uccidere qualcuno, ma fortunatamente lo ricevetti in omaggio quando acquistai le mie due pistole. Dopo il massacro rimasi in silenzio per un po’ e per diversi minuti ebbi la sensazione di trovarmi in un film. Era davvero una giornata bellissima. I rivoli di sangue toccavano le mie scarpe e il mio volto era una maschera rossa. Il cervello di una ragazza a cui avevo sparato era completamente spappolato e la posizione in cui era riversa a terra mi divertì cosicché per alcuni secondi non riuscii a fermare le risate. In quel posto i ragazzi della mia età andavano per studiare, ma quel giorno ebbero una lezione differente. La polizia ormai aveva circondato la zona e faceva continui appelli agli studenti per evitare che mi incontrassero. Mi sentii discriminato. Prima di spararmi non fui in grado di ricordare perché avevo iniziato ad abbattere quei corpi con tanta ferocia. Caddi come corpo morto cade. Adesso sono disteso sul tavolo di un obitorio e voglio riposare per un po’ di tempo.