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Teologia da supermercato

Ogni cosa può diventare un feticcio e per questo non mi meraviglio che buona parte della popolazione terrestre veneri le divinità antropomorfe che essa stessa ha creato nel tempo. Credo che l’idolatria sia una moda millenaria. Non vedo differenze sostanziali tra l’adorazione per il cosiddetto “padreterno” e l’idolatria per un trend più materiale e meno metafisico. Penso che esistano pochi fedeli e molti tradizionalisti. La passione di Cristo è una passione per menti pigre, ma ogni volta che qualcuno tratta l’argomento riesce a incassare qualche soldo in libreria o al botteghino. Gesù di Nazareth ha curato molto la sua immagine e nel corso dei secoli ha creato un impero economico insieme alla sua combriccola apostolica. Non ho mai letto la Bibbia, ma suppongo che sia un vecchio corso di marketing mascherato da passatempo ermeneutico. Mi chiedo a cosa serva redigere un libro se poi ogni individuo ne riscrive le pagine con la propria lettura. La sacra Sindone non è altro che un asciugamano personalizzato scambiato per un sudario. Quando Cristo tornerà da Tahiti con un volo della Cathay Pacific Airways prenderà il Santo Graal con la mano destra e stringerà una lattina di Sprite nella sinistra. Non credo che Gesù Cristo sia esistito realmente, ma sospetto che sia stato il frutto della penna di un antesignano della letteratura fantasy. Amo le mie congetture estemporanee e mi sembrano meno ridicole del fanatismo di alcuni invasati. L’eufonia della religione risiede nelle sillabe blasfeme delle bestemmie che adopero quotidianamente per scandire le mie azioni. Non amo le etichette, ma apprezzo il mix di ateismo e miscredenza che mi consente ironia e libertà morale.

Francesco

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