Venerdì mi sono spinto nuovamente nei pressi dei confini delle mie capacità psicofisiche. La mattina ho preso il treno insieme alla mia fida bicicletta e sono andato a Grosseto, ma prima di procedere per la Scansanese mi sono fermato alla motorizzazione per sostenere l’esame di teroia per la patente. L’inizio dell’esame è stato ritardato di un’ora e ho approfittato del tempo morto per spendere undici euro da un barbiere scrupoloso. Le mie trenta risposte al quiz del cazzo sono risultate idonee e così per la sconda volta sono riuscito a superare la fase teorica della conquista della patente al primo colpo. Dopo la contentezza modesta e trascurabile dell’esito positivo dell’esame mi sono congedato dalla motorizzazione e sono andato a riprendere la mia bicicletta per percorrere di nuovo la Scansanese. Questa volta ho impiegato meno tempo per tornare a Orbetello e non ho provato le sensazioni nocive della volta precedente, ma ho faticato di più a causa di un sole scevro da qualsiasi orpello nubifero. Non mi ha intimorito la desolazione rustica delle frazioni comunali che ho incontrato nuovamente sulla mia strada. Mi sono goduto la discesa che inzia a Scansano e mi sono sentito al comando della mia esistenza. Non me ne è fregato un cazzo dei timori avveneristici che hanno tentato di infettare le mie tre ore di follia su due ruote. Ho bonificato emotivamente la Scansanese e ne sono contento, in più ho rimediato una mezza insolazione e adesso posso vantare un’abbronzatura degna del più sottopagato dei muratori. Mi sento bene.