Sveglie tristi scandiscono i ritmi delle rotte prestabilite da compensi composti da due o tre cifre. Movimenti martellanti, risposte automatiche e teste basse che si rivolgono al cielo. Le madri passano il testimone e il fard alle figlie. Da millenni le natiche compiono gli stessi movimenti e accompagnano gli errori di valutazione. Una mano esperta dipinge lo spettrogramma del dialogo tra l’inconscio e le facoltà d’intendere. Le placche terrestri si muovono e i muscoli si contraggono. Ogni tanto un’eclissi imperfetta riporta in auge il macrocosmo. Scivolano miliardi di parole inutili che svaniscono nell’indifferenza naturale delle correnti d’aria. Sofismi tipografici fingono di lasciare le chiavi della gnosi sotto le pieghe di alcune pagine ingiallite. Sirene ed emergenze giocano con attentati ed esplosioni. Un uomo in doppiopetto sorride con furbizia e muove ripetutamente un collier davanti agli occhi di una stronza obesa. I portafogli si aprono e le porte si chiudono. Ogni fine settimana le strade alzano i dazi e pignorano le vite dei giovani spericolati. Le reti fognarie trasportano le tracce del piacere chimico delle città e provocano sconcerto nelle pantegane. Qualcuno annaffia i fiori del suo balcone e qualcun altro usa un davanzale per saltare nel vuoto.
Oggi ho ripetuto spesso questo mantra sulle note di “Mahamantra Meltdown” di Krishna Das e mi sono sentito bene.
Oggi sono andato a fare il mio solito giro in bicicletta, ma ho dovuto rallentare bruscamente il ritmo della mia pedalata al quinto chilometro della pineta della Feniglia a causa della presenza di un pullman. Mi chiedo per quale dannato motivo un pullman debba attraversare una pineta. Ho respirato idrocarburi, ma ho anche inalato i profumi della flora comunale. Devo ricordarmi di farmi una sega prima che le mie palle esplodano. La primavera è alle porte, ma i miei ormoni sono ancora in letargo e mi chiedo se abbiano intenzione di restarci per altri ventidue anni. Mi domando come proceda la vita di Karimun. È un peccato che sia troppo anziana per me, infatti ha venticinque anni. La vita e ogni soap opera degna di questo nome mi hanno insegnato a evitare i legami con ragazze più vecchie di me. Che un qualsiasi dio venerato dagli schiavi di una religione a caso abbia in gloria gli anni novanta e il palinsesto pomeridiano di Canale 5. Penso che Same Cooke sia stato un grande osservatore oltre che una leggenda del soul, infatti su “Only Sixteen” cantava: “She was too young to fall in love, and I was too young to know”. Penso che quel ritornello sintetizzi le infatuazioni adolescenziali dalla quali mi sono sempre tenuto alla larga. Sono ancora troppo giovane per innamorarmi, ma non sarò mai abbastanza vecchio per masturbarmi. Sono un onanista, ma almeno rispetto i sentimenti altrui. Prima di guardarmi allo specchio non avevo mai incontrato nella realtà una forma di romanticismo anacronistico scandita dalla masturbazione. C’è sempre qualcosa di nuovo, come nei dischi di Buckethead.
Prima parte dell’ammasso di sequenze amatoriali che ho accumulato durante le mie peregrinazioni lungo le arterie di Tokyo. Persone, momenti di vita quotidiana, qualche stranezza e un po’ di spleen invisibile. Tokyo, ti amo.
La mia vita procede bene. Ho quasi finito di leggere “Il Ricordo di Sé” e mi appresto a iniziare “La Quarta Via” di Ouspensky per approfondire la conoscenza del pensiero di Gurdjieff. La mia esperienza nipponica mi ha avvicinato ai manga e mi ha invogliato a cercarne qualcuno che possa piacermi. Dopo alcune ricerche su Internet mi sono deciso a ordinare la serie completa di “Jiraishin”, un manga noir ambientato a Tokyo nel quartiere Shinjuku. Lo studio del giapponese procede abbastanza bene. Conosco il sillabario hiragana a memoria, compresi i suoni impuri e i suoni semipuri. Presto mi cimenterò nello studio del katakana, in seguito comincerò ad apprendere i kanji e le prime regole grammaticali. Penso anche alla salute del corpo oltre che al diletto della mente e, per usare un termine caro a Robert Earl Burton, non lascio che la mia “macchina”, ovvero il mio corpo fisico, cada vittima della pigrizia. Evito di pensare troppo a ciò che manca nella mia esistenza e spesso riesco ad abbracciare la serenità. Ogni tanto mi rompo i coglioni, ma è normale che succeda. Mi sento bene, ho molta energia e presto mi auguro di avere uno shampoo antiforfora efficace. Ho fatto un regalo alla mia piccola ipocondria e nonostante la mia vista sia perfetta mi sono prenotato per una visita oculistica.
Trattazione dilatata sulla masturbazione
Pubblicato giovedì 1 Marzo 2007 alle 12:39 da FrancescoNell’immaginario collettivo il periodo della giovinezza è rappresentato da una serie incessante di infatuazioni e di pulsioni, ma talvolta queste esperienze fisiche ed emotive, che appaiono dogmatiche per i più giovani, non riescono a manifestarsi nella vita di ogni individuo: io ne sono un esempio. Ho ventidue anni, sono vergine e non ho mai dato un bacio in vita mia. Per le persone nelle mie stesse condizioni la masturbazione è il succedaneo e il surrogato della passione. L’onanismo può essere vissuto come un atto peccaminoso per coloro che più o meno consciamente subiscono l’influenza dal retaggio cattolico e in questo caso la loro unica valvola di sfogo rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio che elargisce piacere in cambio dei sensi di colpa: delitto e castigo. Taluni mettono in atto processi machiavellici di sublimazione per sopperire alle mancanze affettive, ma credo che non basti una conversione utilitaristica delle proprie pulsioni per affrancarsi dal bisogno ancestrale di amare ed essere amati. Una sensibilità calibrata appropriatamente dalla consapevolezza può affrontare la latitanza della passione, ma questa combinazione di sentimento e ragione non è alla portata di tutti. La negazione dell’amore può sollevare le inibizioni che trattengono i comportamenti violenti o può incatenare l’individuo a un profondo stato di passività che porta con sé sfiducia e avversione aprioristica per il prossimo. Non voglio sconfinare nei territori della psicologia, che tra l’altro non si addicono al mio modesto background culturale, ed è per questa ragione che mi limito a riportare e ad analizzare ciò che (non) ho vissuto. L’antica arte della prostituzione può sembrare una manna per le persone che non riescono ad avere una vita sessuale, ma penso che la fruizione dei servizi di una mignotta non possa compensare minimamente i bisogni più intimi di un individuo, anzi, credo che un coito a pagamento corra il rischio di sottolineare dolorosamente l’assenza apparentemente imperitura dei sentimenti. Molti dei miei coetanei celebrano costantemente la vagina con riti risibili dalle velleità virili che sottintendono insicurezze e goffi tentativi di celare i loro aneliti più profondi. Ritengo che l’inclinazione maschilista della società sia più deleteria per i maschi che per le femmine. Le ragazze sono l’oggetto del desiderio degli uomini di ogni età ed è innegabile che l’intraprendenza maschile permetta loro di avere più possibilità di conoscere e farsi conoscere, tuttavia anch’esse si trovano di fronte a dei problemi di discernimento, ovvero devono capire se le intenzioni maschili sono consone ai loro bisogni: una sveltina, un rapporto platonico, una relazione seria e duratura, un gioco di tradimento o quant’altro possa partorire la mente umana. Le mie ultime righe peccano un po’ di generalizzazione, ma spero che riescano ugualmente a mettere in mostra la mia esperienza di osservatore provinciale. Non è sempre facile approcciarsi a una persona senza destare sospetti ingiustificati, inoltre la paura che il proprio orgoglio inciampi sopra un rifiuto costituisce un ulteriore ostacolo alle relazioni interpersonali. Il problema dell’asocialità è invisibile e spesso è difficile ricondurre i suoi effetti distruttivi a disagi di carattere sociopatico. L’incapacità di inserirsi nella collettività può essere confusa con la misantropia, ma quest’ultima non è altro che una delle possibili conseguenze di una mancata integrazione con il proprio humus. Talvolta chi si sente escluso a sua volta esclude il mondo che lo circonda, blocca l’ingresso della sua personalità a qualunque evento che non sia un’impellenza burocratica e si compiace di negare la propria presenza a chi agisce in maniera propositiva nei suoi confronti. Il comportamento di queste persone è una forma di ripicca masochista che aspira vanamente allo stoicismo, ma in realtà si tratta di una difesa autolesionista. La crisi d’astinenza emotiva può portare un individuo a tentare di negare le sue necessità affettive tramite azioni violente o elucubrazioni particolarmente ciniche. In questi casi la ricerca dei litigi con i quali sfogare le proprie frustrazioni viene anteposta alla ricerca del tepore sentimentale e l’avvento di un rapporto profondo durante questa fase rischia di diventare solamente una buona occasione per un alterco. Anche nei sentimenti conta il tempismo.