Tra un uomo che ha ragione e un uomo convincente penso che il secondo abbia maggiori possibilità di successo. Ogni tanto oltre a farmi le seghe butto un occhio sul mondo e cerco svogliatamente di capirne qualcosa. Le mie opinioni sulle persone e le opinioni che le persone hanno di me sono quasi sempre errate. C’è chi mi sopravvaluta e chi mi crede un coglione all’ultimo stadio della sua stupidità. Non ci faccio un cazzo con la gratificazione melensa che possono generare dei complimenti ingiustificati e per me risulta altrettanto inutile l’astio dei pregiudizi. Io commetto gli stessi errori di valutazione dei miei simili e la riprova dei miei sbagli si trova nei disastri dei miei rapporti sociali. Quante volte abbiamo accordato fiducia a un’altra persona e poi ci siamo pentiti? E quante volte ci siamo pentiti di essere stati eccessivamente sospettosi nei confronti di qualcun altro? È troppo facile dare la colpa delle proprie mancanze alla società, tuttavia non nego che sia abbastanza arduo ammettere le proprie sviste. Credo che non basti un mea culpa verbale per capacitarsi della pochezza dei propri giudizi e ritengo che sia indispensabile sentirsi afflitti dalla consapevolezza della natura ingannevole dei propri pareri per comprenderne la stronzaggine. Non mi fido delle parole perché sono armi a doppio taglio che possono produrre antinomie perfette, ma adoro le loro forme e i loro suoni. Le parole possono aggregarsi alla realtà se accompagnano coerentemente la concretezza, ma da sole generano solo fruscii fastidiosi che l’egocentrismo tende a ignorare.
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