Anche oggi ho camminato molto e il mignolo del mio piede destro ne ha risentito. Sono stanco e un po’ rincoglionito. Il Giappone mi piace per la sua lontananza dall’Italia e non per la sua bellezza endemica. Tokyo è puntuale, frenetica, ordinata e pulita. L’assetto della società nipponica è diametralmente opposto a quello della società italiana. Finora ho visto scolaresche disciplinate, studentesse pudiche e sensuali, lavoratori alacri e grandi masse silenziose in mezzo a rumori avveniristici. Questa città è stupefacente e alienante. Mi spaventano i ritmi nipponici a causa della mia abitudine al pressapochismo italiano e alla sua trivialità. Mi chiedo se la felicità si possa scorgere meglio da un paese di mafiosi e retrogradi come l’Italia o da una nazione di api operaie come il Giappone. Quando tornerò nella mia terra di omertosi sistemerò tutto il materiale che sto producendo ed elaborerò un resoconto articolato sulla mia esperienza solitaria nel Sol Levante. Per adesso ho l’impressione che Roma e Tokyo siano agli antipodi, un po’ come me e il sesso. Concludo queste cenni virtuali con una foto di stamane. Talvolta le piccole cose rappresentano grandi differenze e credo che il cartello dietro la mia testa di cazzo ne sia un esempio.
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