Frammenti di un gaijin

Ieri ho camminato per otto ore. Sono stato a Roppongi e ho visto la Tokyo Tower. Ho passeggiato per Shibuya e ho comprato il pranzo in un piccolo market. Due tramezzini e un piatto di spaghetti. Non ho difficoltà a farmi capire. Certo, non posso intrattenere una discussione di teoretica, ma non ho problemi a fare acquisti. Ieri mattina, vicino alla Tokyo Tower ho pronunciato “konnichiwa” in risposta al “good morning” di una guardia giurata: ormai sono pronto per sostituire Shinzo Abe. Non sto spendendo molto e non ho ancora tirato fuori uno dei miei ventisette biglietti da 10000 yen. Devo ancora decidere quando recarmi a Kyoto. Non è difficile muoversi in metropolitana e le indicazioni in inglese semplificano notevolmente la vita agli stranieri che non conoscono il giapponese. Per strada ho incontrato altri occidentali impegnati nel lavoro. Ieri sera, prima di tornare in albergo, ho raziato un distributore automatico a colpi di 100 yen per portarmi in camera qualcosa da bere di buono e analcolico. Oggi andrò a Ginza e mi perderò per qualche ora nel territorio circoscritto dalla Yamanote Line.

Francesco

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