Mancano nove ore alla mia partenza e mi auguro che passino velocemente. Voglio solo accomodarmi al mio posto e lasciare che l’aereo della KLM sorvoli prima i tulipani di Amsterdam e poi quella zona dell’arcipelago nipponico dove un tempo sorgeva Edo. Non ho nessuno da salutare e ne sono felice. Non mi piacciono le frasi fatte che accompagnano le partenze e penso che un semplice “ciao” sia più che sufficiente. Ho un bel mal di testa, avvenimento raro per me, e non escludo che possa diventare qualcosa di più fastidioso. Vorrei sapere dove si trova quella vecchia baldracca della fortuna adesso che ne abbisogno. Lascio l’Italia in lutto per la morte dell’ispettore Raciti e mi chiedo se saranno adottate veramente delle contromisure per moderare l’unico sport che questo stivale consumato dagli scandali riesce ad apprezzare. Mi esaltano le vicende di guerriglia urbana, per me sono una fusione confusionaria di fervori contrastanti che riescono ad appassionarmi e sarei un ipocrita se negassi il mio apprezzamento per le scene da Intifada che sono state riprese ieri sera a Catania, ma di fronte all’ennesimo morto non posso che storcere la bocca e riconoscere l’incoscienza sociale di chi ha oltrepassato ancora una volta quel confine di tolleranza lungo il quale la società italiana riesce ad accettare molte oscenità minori. Auguro alle mogli dei poliziotti che la politica, tra una strumentalizzazione velata e l’altra, riesca a trovare il tempo per andare oltre l’indignazione e le frasi di circostanza. La negligenza genera orfani e vedove.
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