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Eventualità dicotomica

Non so quale sia il segreto della felicità e non spenderei nemmeno due euro e novantanove centesimi per acquistare in edicola la sua illustrazione cartonata. Mi piace l’armonia delle piccole cose e lo squilibrio maestoso di eventi apparentemente titanici. Forse la quiete interiore permette di apprezzare lo scenario che si staglia ogni volta che usciamo di casa: la solita disposizione dei palazzi, le stesse mode che si presentano terra terra con le calzature della gente, gli sguardi ripetitivi di persone con le quali non abbiamo mai parlato, ma di cui pensiamo di sapere ogni cosa. Suppongo che una visione della realtà scevra dai pregiudizi inveterati consenta all’occhio di rifrangere qualsiasi colore e ogni stato d’animo. Le mie impressioni fallaci mi distolgono dalla realtà e non mi basta rendermene conto. Non voglio vegetare nelle mie prese di posizione, ma non voglio nemmeno concedere troppi balli all’incoerenza. Non cerco l’equilibrio, ma solo un posto per osservare il presente senza veli e dal quale lanciare un intervento concreto verso il casus belli della mia serenità. Quante parole e quanti pensieri prolissi. Questa scrittura virtuale non è altro che un atto di masturbazione da parte della mia interiorità. La realtà è composta da azioni e reazioni che non vanno sempre d’accordo con il raziocino, ma le frasi che accompagnano gli eventi spesso suscitano più clamore degli eventi stessi. L’apparenza ingannevole delle parole nasconde e sostituisce le meraviglie e gli orrori della realtà. Tutto appare distorto, smussato, opaco e me ne rendo conto quando qualche colpo di fortuna mi spinge a guardarmi al di fuori di me stesso. Per oggi non intendo alimentare queste riflessioni relativamente vacue e me ne vado a fare in culo vicino ai miei bagagli.

Francesco

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