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Attualmente

Poco prima dell’inizio dell’anno il mondo ha avuto due conferme: James Brown farà uscire solo dischi postumi e Saddam Hussein non presenzierà più nelle aule dei tribunali iracheni. A quanto pare non esistono colpevoli per il disastro di Ustica e con le ultime sentenze le pagine oscure della storia italiana sono state arricchite e annerite ulteriormente. In fondo sono passati ventisette anni e quella strage aerea sembra lontana: il tempo sistema ogni cosa tranne per coloro il cui tempo si è fermato nell’ora della morte. Non sono un antimilitarista né un guerrafondaio, ma di fronte alla volontà yankee di inviare in Iraq oltre ventimila nuovi soldati non ho potuto fare a meno di domandarmi se la campagna militare statunitense in Mesopotamia sia ancora un buon investimento. Non condanno ipocritamente gli eventi bellici che distano migliaia di chilometri da me e, per quanto io possa sforzarmi, non riuscirò mai a provare afflizione sincera per le vite dilaniate dalle partite a Risiko dell’élite di turno. È un’epoca di transizione e credo che la pretesa di civiltà sia precoce e attualmente insostenibile per il pianeta. Sono cambiate le nomenclature, ma le crociate sono sempre le stesse e anche i secondi fini sono rimasti inalterati. A proposito degli Stati Uniti, penso che non metterò piede su nessuna delle sue cinquantuno stelle fino a quando non verrà debellata la paranoia sulla quale si fondano le nuove misure di sicurezza per l’ingresso dei turisti europei. L’idea di essere schedato mi alletta e mi proietta nei panni di alcuni dei più grandi italoamericani che la storia degli USA possa vantare: Sam Giancana, Lucky Luciano e Al Pacino, ma quest’ultimo solo nel ruolo di Tony Montana.

Francesco

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