Qualche notte fa ho visto “Tokyo Decadence”, un film del 1991 che narra le vicende di una prostituta di alto borgo. Questa pellicola, basata su un romanzo, non mi è piaciuta e mi ha annoiato per buona parte della sua durata. Trovo che il ritmo sia eccessivamente lento e credo che l’insistenza sulle scene di parafilia, che si susseguono una dopo l’altra, sortisca un effetto soporifero. Il simbolismo di questo film non mi ha entusiasmato e anche i passaggi più crudi non mi hanno colpito. Una delle poche note positive di questo “Tokyo Decadence” è la sega che sono miracolosamente riuscito a spararmi grazie al pathos erotico di una delle tante scene di sesso. Credo che l’interpretazione di Miho Nikaido, che veste i panni della protagonista, Ai, una ragazza fragile, sottomessa, timida, e ossessionata dalla perdita del suo amore, sia l’aspetto migliore di questa fatica di Ryu Murakami. Penso che alla base del mio giudizio negativo ci siano delle aspettative eccessive per questi novanta minuti che hanno l’ambizione di descrivere il degrado morale della capitale nipponica. Mi attendevo un forte impatto emotivo, simile a quello che ho ricevuto da “Tokyo Fist”, che ho già commentato superficialmente su queste pagine, e di “Bullet Ballet”, di cui invece non ho mai fatto cenno su questo spazio virtuale, ma alla fine della visione ho provato solo una fastidiosa sensazione di incompiutezza.
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