Mia madre ha iniziato a trascorrere intere sere su Internet. Sfoglia avidamente le pagine di alcuni siti per cuori solitari e ogni volta che la vedo di fronte al monitor, inamovibile nella sua postura scorretta e assorta dalle descrizioni e dalle fotografie di persone sconosciute, mi sembra di vivere sei mesi all’anno con una ragazzina grassa e rincoglionita. Uno di questi giorni attaccherò un poster dei Backstreet Boys vicino al suo PC per dare il giusto spessore culturale al suo ambiente di “lavoro”. Mamma tenta di farmi credere che la curiosità sia l’unica ragione alla base del suo interesse per i siti di incontri, ma io credo che lei voglia trovare sul web qualcuno che la scopi. Mi intristisce il modo in cui la tecnologia veicola i sentimenti e mi sembra che ormai abbia avviato un inarrestabile processo di mercificazione della personalità. Credo che il mio punto di vista sulle attuali forme di comunicazione sia un po’ retrogrado. Non riesco ad accettare con facilità il fatto che centosessanta caratteri abbiano l’autorità di decretare la fine di un rapporto tra due persone e mi lascia un po’ perplesso il modo in cui certe emozioni embrionali possano essere delegate agli aforismi famosi e alle icone animate. Quali differenze sostanziali ci sono tra una donna di cinquant’anni che si aggrappa alle telecomunicazioni per risollevare la sua vita privata e una ragazza appena maggiorenne che offre il suo corpo a bande di internauti arrapati per sentirsi desiderata? Mi masturbo troppo per interpretare la parte del bacchettone, ma non posso fare a meno di esternare la mia disaffezione nei confronti dell’uso morboso dei mezzi offerti dal progresso. Più tardi cercherò la felicità con Google.
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