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Il silo catartico

Pubblicato sabato 16 Dicembre 2006 alle 05:01 da Francesco

Piango sommessamente nel buio della mia stanza quando gli sforzi fisici e le docce calde non riescono a chetare le mie angosce passeggere. Tutti piangono, ma non tutti lo ammettono. Credo che il pianto spesso sia considerato un gesto di debolezza, tuttavia gli indici di ascolto dimostrano che le persone sono attratte morbosamente dalle lacrime preparate a tavolino. Il mio ultimo ultimo pianto sommesso risale a qualche ora fa. Le inibizioni che pullulano nella società tentano di reprimere le lacrime. Un uomo che piange può essere visto come un emotivo effeminato, ma credo che considerazioni simili siano sessiste, superficiali e banali. Il pianto è come un silo dal quale è possibile, in ogni momento, prendere le lacrime da versare sulle proprie afflizioni. Piangere e basta non serve a nulla, lo sanno anche coloro che non sono mai nati, ma le lacrime mi aiutano a eliminare, almeno temporaneamente, le impurità che puntualmente incrostano la mia interiorità. Ecco alcune parole degne della fiera della banalità: credo che serva più coraggio ad ammettere le proprie debolezze che a ostentare la falsa sicurezza di un ufficiale militare. Il vittimismo è totalmente inutile, il rimpianto è la droga economica di chi possiede ancora una personalità acerba e penso che sia importante non confondere l’uso delle lacrime con questi atteggiamenti inconcludenti. L’unica maschera che voglio appoggiare ogni tanto sul mio viso è quella di Pierrot.

Pierrot

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