635 metri sopra il livello del mare
Pubblicato venerdì 24 Novembre 2006 alle 07:42 da FrancescoIeri mattina sono uscito di casa verso le otto con la voglia di portare me e la mia bicicletta sulla sommità del Monte Argentario. Prima di partire ho gonfiato un po’ le ruote della mia mountain bike e ho incastonato due auricolari nelle mie orecchie. Appena terminati i preparativi sono sceso in strada e ho iniziato il mio tragitto in compagnia dei battiti per minuto dei Dionysus. Ho pedalato attraverso l’indifferenza dei gabbiani per circa un chilometro e poi mi sono immesso sulla strada che giunge fino a Porto Santo Stefano. Accanto a me sono passate molte automobili frettolose e dalla corsia opposta sono piovuti gli sguardi di alcuni conducenti incuriositi dal mio ruolo di pedalatore novembrino. Dopo alcuni minuti ho raggiunto la strada che deflora la macchia mediterranea e ho cambiato il rapporto della bicicletta per sostenere le numerose salite. In alcuni tratti ho pedalato molto lentamente, ma la soddisfazione dei miei movimenti e la bellezza appartata della vegetazione autunnale hanno lenito la fatica. Quando sono passato davanti al Convento dei Padri Passionisti ho avvertito per l’ennesima volta una sgradevole sensazione di misticismo urbanizzato che, per fortuna, non è durata molto. Dopo alcuni tornanti in salita la mia percezione del sublime è aumentata. Pedalata dopo pedalata mi sono avvicinato a un attimo di gioia ancestrale. Ho continuato ad accarezzare il crinale del Monte Argentario con le ruote e dopo alcuni chilometri, per lo più in salita, ho raggiunto il telegrafo e di conseguenza la fine della strada. Ho lasciato la sommità del monte dopo alcuni minuti e ho incominciato a godermi la discesa. Sulla via del ritorno mi sono fermato per un po’ in un grande spazio aperto. Ho lasciato la bicicletta vicino a un cespuglio e sono salito sopra un masso amorfo. Ho ammirato le acque del Tirreno e sono rimasto estasiato dalla proporzione tra la loro apparente vastità e la piccolezza del mio corpo. Prima di tornare in sella ho simulato movimenti ridicoli con le braccia per dare un tono ascetico alla mia breve permanenza in quel momento di entusiasmo incondizionato. Dopo l’orgasmo asessuato ho ripreso la strada verso casa. Ho affrontato le discese con un po’ di imprudenza per aggiungere gli stupendi brividi della velocità alla mia somma euforica. Ho dato le spalle al Monte Argentario dopo due ore di amplesso platonico. Ieri sono stato un grave felice.