Ieri sono uscito di casa alle nove di sera e sono tornato verso le due di notte. Ho percorso circa quattordici chilometri a piedi (tra andata e ritorno) per prendere un cellulare in una casa di campagna. Mia madre si era offerta di accompagnarmi, ma ho preferito immergermi nel ruolo di un messaggero nipponico diretto a Edo. Ho stuprato la notte molte volte, ma, nonostante la mia esperienza, i rumori intestinali della natura abbuiata sono riusciti a farmi provare qualche brivido. Durante il cammino ho assistito alla noiosissima sfilata dei miei pensieri e per dare un po’ di verve ai miei passi ho irrigato la vegetazione con spruzzi di urina. Quando ho transitato davanti ad alcune case isolate ho temuto che qualcuno volesse affacciarsi per spaventarmi. Dopo quasi due ore ho raggiunto la mia destinazione e prima di ripartire mi sono concesso una breve pausa. Sulla via del ritorno ho utilizzato la radio FM del cellulare per rendere meno monotoni i miei passi. Ho ascoltato un po’ di musica pop e una discussione blanda su Napoli e sul cosiddetto ‘O Sistema che l’attanaglia. Da un TG radiofonico ho appreso dello sciopero degli avvocati e ho immaginato subito il loro grido unanime, forte e fiero: “Avvocati di tutto il mondo, unitevi!”. Lungo la mia strada non ho incrociato anima viva e prima di tagliare il traguardo della porta di casa ho attraversato i fotoni di una volante dei carabinieri. Tutto sommato ho trascorso una notte piacevole con me stesso, come non capitava dalla notte precedente.
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