Dei giovinastri intraprendenti si armano per tentare la scalata verso un mondo illusorio, ma molti di loro finiranno a guardare le ombre di una cella o parcheggeranno il loro corpo senza vita sopra un marciapiede ricoperto da mozziconi. Alcuni primogeniti delle caste più alte guidano automobili di grossa cilindrata e trasportano ragazzine procaci che portano al collo pendenti rivolti verso i loro seni siliconati. Credo che una società patriarcale comandata dall’erotismo femminile sia una gag antropologica. Sono un estraneo che ogni giorno rinnova il suo passaporto da apolide per evitare di sentirsi parte di qualcosa che non gli appartiene. Non manco mai di accondiscendenza verso i lati grotteschi ed estremizzati proposti dallo spettacolo umano formato da miliardi di comparse sostituibili, ma sono stufo di essere uno spettatore scoglionato. Le strade che portano a calcare il palcoscenico della propria vita sono infinite come le vie del Signore, peccato che il mio atto di apostasia e la mia repulsione nei confronti dei guinzagli puerili mi facciano riconoscere solamente l’Egregio Signore di ‘sto cazzo che firma documenti forensi e, nonostante le laute ricompense, non riesce a compiere miracoli nemmeno per se stesso (cfr. erezione). Ieri sera ho visto “Il Commissario di Ferro”, ma non ho voglia di commentarlo dettagliatamente perché ha deluso le mie prime aspettative verso il genere poliziottesco (e non poliziesco) da cui mi aspettavo qualcosa in più.