13
Ott

Patente: ultimo atto

Pubblicato venerdì 13 Ottobre 2006 alle 06:22 da Francesco

Mi appresto a sfruttare l’ultima possibilità che ho a disposizione per prendere ‘sta cazzo di patente. Credo che un bambino dell’Uganda appena saltato su una mina abbia più possibilità del sottoscritto di superare l’esame di pratica. Se fossi una vittima di qualche religione almeno potrei sperare in un intervento divino, ma il mio unico contatto con il “sacro” è costituito da bestemmie enciclopediche. Anch’io voglio la possibilità di schiantarmi legalmente a centoquaranta chilometri contro un muro, di subire multe ingiuste e di insultare pesantemente la madre di chi compie manovre avventate. Io alla guida sono una contraddizione in termini, ma penso di essere in buona compagnia sulle strade peninsulari. Sono trascorsi dieci mesi da quando ho avuto la malsana idea di iscrivermi a scuola guida e sto iniziando a rimpiangere il fatto di non essere il figlio di un camorrista. Sto ascoltando Curtis Mayfield e mi sto domandando quale disco accompagnerà il mio primo frontale. A parte le cazzate, potrei mettermi in affari con un allibratore clandestino per accettare scommesse sulla mia vita: “Riuscirà il nostro masturbatore a prendere la patente prima di dare il suo primo bacio?”. A volte la vita pone grandi interrogativi. Il mio nuovo istruttore ha il dono di non essere impossessato da forze oscure e credo che non sia poco. È un peccato che il mercato dei diplomi e delle patenti non sia legalizzato. Di questo passo riuscirò a guidare in tempo per il giudizio universale. Immagino che nessuno nasca con la scienza infusa, ma non posso fare a meno di domandarmi se la mia incapacità cronica dipenda dall’irruenza con la quale mia madre mi ha espulso dalla sua fregna. Lunga vita al parto cesareo.

Categorie: Parole |

12
Ott

Home sweet home

Pubblicato giovedì 12 Ottobre 2006 alle 03:32 da Francesco

Un uomo deforme intinge le mani nei suoi escrementi e lascia le proprie impronte sulle pareti di una casa diroccata. Insetti alati banchettano sopra la carogna di un gatto randagio. Per terra si contano dozzine di cornici rotte e altrettante foto in bianco e nero sono sparse sotto le macerie. Tutta l’abitazione è avvolta dalla ruggine e dalla polvere. C’è una stanza colma di quadri e di sculture in legno che emanano una forte inquietudine. I rovi lasciano poco spazio alla luce solare e quasi ogni angolo della casa si trova in perenne penombra. Durante le notti di plenilunio un nutrito gruppo di eroinomani si dedica alla sua disciplina liquida all’interno di questa costruzione fatiscente. Gli schizzi di sangue dei tossici citati poc’anzi adornano il soffito. Siringhe abbandonate piangono in solitudine e attendono che qualche piccolo avventuriero si faccia male con il loro ago. La facciata è ricoperta da un giallo malarico e sembra che sorrida amaramente. All’interno e all’esterno della casa si trovano scritte nere che inneggiano a Satana e alla topa. Alberi sotto chemioterapia spogliano le proprie fronde sul tetto della dimora di nessuno. Persino quella troia della luna si rifiuta di illuminare questo luogo in disuso che un tempo ospitava esplosioni di gioa e respiri profondi appartenenti a nomi e cognomi oggi sconosciuti. Un eremo ideale per le pisciate dei cani senza collare e per le violenze carnali. Per chi deve ancora spararsi la prima sega è “la casa dei fantasmi” e per chi è già in andropausa da anni si tratta del vecchio indirizzo di conoscenti imprecisati.

Categorie: Parole |

11
Ott

La solita gita

Pubblicato mercoledì 11 Ottobre 2006 alle 00:49 da Francesco

Cammino da solo in mezzo a campi irrigati da getti di disperazione umana. Scorgo in lontananza i fuochi delle tribù autoctone e odo il loro inno alla morte. Mi trovo nella zona più remota del mio inconscio e tento di farmi strada tra le atrocità della mia vita precedente e le voci delle mie paure attuali. Sono un individuo anonimo con una carta d’identità. Le mie parole rimbalzano nel tempo e lasciano scie di mestizia evanescente prima di cadere nel silenzio della mia fisicità. Il mio nomadismo interiore è determinato da un novero consistente di assenze prenatali. Sotto lo sterno, tra la polvere e le ragnatele, nascondo i ritratti pallidi e indifferenti di persone che non ho mai visto. Tra alcuni anni la forza unidirezionale del tempo mi trascinerà di fronte all’epitaffio di mia madre, sempre che una fine prematura non mi ghermisca. La stanchezza mi scuote con brevi tremolii e oprrime il mio volto con le sue mani. Ho bisogno di riposare per allaciare di nuovo i rapporti con la lucidità. Lo scrivo con una punta di autolesionismo: mi piace questo periodo di siccità emozionale. Il mio vuoto si fa sempre più grande e se fossi suo padre sarei compiaciuto della sua crescita. La scrittura è un passatempo divertente, ma dubito che possa verbalizzare certi stati d’animo senza intaccarne l’autenticità. Mi crogiolo nell’ambivalenza delle mie sensazioni e attendo che la mia ricerca interiore dia i suoi frutti. Appongo gli ultimi segni di interpunzione e mi preparo per una sega veloce prima di inseguire il sonno.

Categorie: Intimità, Parole |

10
Ott

Anatomia di una minaccia atomica

Pubblicato martedì 10 Ottobre 2006 alle 11:26 da Francesco

La Corea del Nord è apparsa più volte sulle righe del mio blog e in particolare in questo breve scritto di luglio. Temo il regime di Kim Jong Il e ho altrettanta paura dei provvedimenti dell’ONU. Mi chiedo quali siano le indiscrezioni che circolano al Palazzo di Vetro e non posso fare a meno di domandarmi se l’ipotesi di un intervento militare sia veramente così remota come afferma buona parte della stampa. La sensazione di déjà-vu è inevitabile, infatti mi sembra che ci siano tutti i presupposti per tornare non al clima, ma al climax della Guerra Fredda. È sublime lo scenario apocalittico che potrebbe crearsi se la Corea del Nord colpisse la costa pacifica degli Stati Uniti con le proprie testate nucleari. Alcuni hanno prospettato il pericolo che Pyongyang possa vendere la sua tecnologia a qualche organizzazione non propriamente filantropica e credo che sia inevitabile pensare d’acchito ad Al Qaeda per la vasta capacità economica di cui dispone. Già immagino la trattativa in un luogo segreto tra Al Zawahiri e i luogotenenti di Kim Jong Il. Se dovessi scomettere del denaro sul futuro di questa vicenda, punterei tutto su un intervento militare. La storia è un po’ grottesca: circa sessant’anni fa gli Stati Uniti hanno fatto tabula rasa di Nagasaki e Hiroshima grazie a due bombe atomiche, e adesso si muovono di pari passo con il Giappone per includere la possibilità dell’uso della forza nella risoluzione ONU. L’atteggiamento yankee non è incoerente, ma mi fa sorridere ugualmente. Attendo con interesse i prossimi accadimenti, ma per ora mi accontento del popcorn e delle palpitazioni.

Kim Jong Il

Categorie: Immagini, Parole |

10
Ott

Contenuto indefinito

Pubblicato martedì 10 Ottobre 2006 alle 03:00 da Francesco

Non riesco a dormire. Voglio restare sveglio a lungo. Mi bruciano gli occhi e mi sento terribilmente stanco, ma non ho ancora intenzione di cedere alla tentazione del sonno. Pensieri aberranti saltellano nel mio cranio come cavallette impazzite. Mi sento come uno scacchista che suda freddo perché non riesce a trovare una buona mossa. Ci sono troppe cose che non riesco ad afferrare e per evitare che mi sfuggano di mano devo continuare ad allenare la mia mente. Ho sempre curato la mia interiorità da solo e non ho mai fatto affidamento sull’accondiscendenza di qualcun altro. Il modo che uso per esprimermi è stucchevole e se avessi a che fare con un mio clone mi annoierei ad ascoltarlo. Non mi considero una persona gradevole per gli altri, ma apprezzo molto me stesso e sono parzialmente soddisfatto della carne e delle idee che mi compongono. Dalle mie parole non gocciola vittimismo. Cerco di essere obiettivo, tento di rincorrere l’oggettività, ma spesso e volentieri mi areno sull’ignoranza impenitente delle mie percezioni. Non pretendo di guardare la realtà negli occhi, ma ogni tanto vorrei riuscire a sfiorarla per comprendere di più me stesso e tutto quello che mi circonda. Nella banalità delle mie frasi si nasconde la sintesi delle mie mancanze più intime. Quando ho bisogno di calore mi faccio una doccia calda a tarda notte e vieto alla mia immaginazione di proiettare il desiderio di incrociare uno sguardo smeraldo. Ho un surplus di pensieri che devo scaricare nel cesso: non voglio che la mia mente porti da sola tutto il peso della coglioneria che mi caratterizza.

Categorie: Intimità, Parole |

9
Ott

Dalla stampa al mio immaginario

Pubblicato lunedì 9 Ottobre 2006 alle 00:33 da Francesco

Le piazze italiane attendono nuove manifestazioni. Sono un profano dell’economia e non ho la capacità per formulare una mia opinione sulla legge finanziara né sugli emendamenti che dovrebbero correggerla, ma sono curioso di sapere quali effetti sortirà. Stasera “Report” mi ha dilettato con il solito circo: truffatori mascherati da imprenditori, lavoratori incazzati in cassa integrazione, investitori ingenui, bilanci truccati e leggi messe alla berlina. Mi piace conoscere le attività brigantesche della penisola italiana e cerco di trarne insegnamento per stare alla larga da figure demoniache come i promotori finanziari. Non ho fiducia nell’establishment di turno. Napoli puzza e non lo scrivo per odio verso il meridione, ma per sottolineare l’ennesima odissea legata allo smaltimento dei rifiuti. Sono stato colpito dall’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaya, ma credo che quest’ultima sia stata colpita più di me. In Russia l’informazione non è ancora amalgamata bene con il potere e immagino che per questo motivo spetti ancora ai sicari il compito di controllare che lo zelo della stampa non superi certi confini. Cina e Giappone sono tornati in buoni rapporti per impedire alla Corea del Nord di divertirsi con il suo giocattolo nucleare. Attendo con impazienza gli sviluppi delle tensioni politiche dell’Estremo Oriente. Ormai le vicende irachene sono démodé e le puntate della missione “Isaf” si prospettano come una sequela di repliche macabre della serie “Enduring Freedom”. Forse qualcuno spera che Ahmadinejad e Kim Jong Il portino un po’ di novità.

Categorie: Parole |

8
Ott

Johnny Cash – Hurt

Pubblicato domenica 8 Ottobre 2006 alle 05:07 da Francesco

Per salvaguardare l’allegria degli ultimi giorni ho deciso di pubblicare questo video. Le riprese mostrano un Johnny Cash consumato dal diabete e penso che non occorrano parole per descrivere la carrellata di immagini che dura quasi quattro minuti. “Hurt” è un pezzo tanto famoso quanto toccante e in passato l’ho ascoltato per molto tempo. Cash prima di morire è riuscito a farmi apprezzare qualcosa dei Nine Inch Nails, infatti “Hurt” è la cover di un loro pezzo, è riuscito a farmi ascoltare country ed è riuscito a commuovermi.

Categorie: Musica, Video |

8
Ott

La cura del tempo

Pubblicato domenica 8 Ottobre 2006 alle 00:10 da Francesco

Sono inciampato su una bellissima illusione e sono caduto con la faccia nel fango. Mi sento un po’ affranto, ma so che questo momento buio è una tappa inevitabile per vedere di nuovo la mia ombra in equilibrio. Sono straziato da sensazioni contrastanti e attendo che il tempo mi accarezzi con la sua mano guaritrice. Penso che la vita sia stupenda e credo che la mia inclinazione misantropica mi impedisca di apprezzarla in ogni suo aspetto. Alle volte ho paura di me stesso ed evito di guardarmi allo specchio. Sono attratto dai sentimenti e dalla loro fisicità, ma non sono ancora in grado di viverli. Immagino che molti esseri umani abbiano attraversato le mie stesse difficoltà e mi piacerebbe leggere i ricordi che si trovano sulle rughe della loro vecchiaia. Sono un habitué dell’isolamento e non so che forma abbiano certi legami. Ogni tanto il mio vuoto esistenziale fa la voce grossa per tentare di annerire la mia attitudine a vivere. In certi momenti penso alle pessime condizioni in cui versa una buona parte della popolazione terrestre e mi rendo che la mia collezione di fallimenti è un privilegio. Sono bravo a stare da solo. Stanotte luciderò i miei vecchi tormenti e sorriderò timidamente alle nuove angosce. Mi preparo a lasciarmi alle spalle l’ennesimo anno di transizione, ma i prossimi trecentosessantacinque giorni non si prospettano molto diversi. Ho tante emorragie interne, ma credo che sopravviverò. Lo spettacolo è troppo interessante per abbandonarlo adesso e mi auguro che duri ancora molto. Sere più buie del solito mi aspettano nel futuro e spero di riuscire a sostenere il loro carico nevrotico. Il tempo mi ha sempre aiutato ed è per questo motivo che io lo amo.

Ivan Mitev - Still-life With A Clock

Categorie: Immagini, Intimità, Parole |

7
Ott

Il solito copione

Pubblicato sabato 7 Ottobre 2006 alle 20:20 da Francesco

Vizi moderati uccidono con lentezza e danno una mano all’equilibrio demografico dell’Occidente. Obesi, cocainomani, alcolizzati e fumatori incalliti pregano divinità inventate dall’antropomorfismo e alcuni di loro si aspettano che qualcuno cada dal cielo per salvare l’umanità come in un fumetto della Marvel. Le fedi collusive proteggono le menti in cambio di un pizzo esistenziale. Grandi gite nei luoghi di culto ed esplosioni ad alta quota costellano la grottesca sacralità delle dittature morali. La spiritualità investe in armi e pretende guadagni ingenti. Una nuova minaccia nuclare si è affacciata sul mondo, ma d’altronde non si può fermare la tecnologia. La Guerra Fredda è lontana, ma mi chiedo se l’agitazione politica del globo non preluda a un nuovo periodo di tensione. Alcuni scienziati prevedono un futuro apocalittico per l’umanità a causa dei cambiamenti climatici, altri scienziati dissentono dai primi e io mi chiedo quale tra i due schieramenti sia il più abile nella chiaroveggenza. Taluni si divertono a lanciare gavettoni pieni di allarmismo contro la suscettibilità di talaltri. Alle volte mi sembra che coloro che si occupano di informazione diano un risalto eccessivo alle profezie della domenica e alle opinioni di qualche gruppetto di eminenti studiosi. Forse qualcuno vuole che la gente scosti le tende e veda solo rovine. Sono troppo piccolo per avere veramente a cuore questo mondo transitorio, ma ogni tanto mi diverto ad attingere qualche parola dagli eventi che prendono piede sulla sua superficie.

Categorie: Parole |

7
Ott

Parlandomi

Pubblicato sabato 7 Ottobre 2006 alle 01:12 da Francesco

Corro rapidamente da un capo all’altro delle mie percezioni e lascio dietro di me scie di silenzi quotidiani. Il mio dinamismo è un soggetto perfetto per l’occhio malandato di un futurista. Alle volte mi alzo quando fa buio e mi addormento sotto la tenue luce di un mattino feriale. Mi sento un apolide e vorrei andare ovunque. A volte immagino di attraversare il Kazakistan su un treno merci e di sorpassare il confine usbeco sopra un carro trainato da una lenta quadriglia. Sono stato il testimone di partenze e di ritorni, ma quel continuo andirivieni non mi ha mai riguardato. Non ci sono molti punti fermi nella mia bolla di sapone, ma forse non sono così importanti come penso. Vorrei sollevarmi e saltare per agguantare ciò che mi manca. Ho bisogno di una spinta fenomenale verso l’alto simile a quella di uno shuttle del ventunesimo secolo. Sono alla ricerca di un’energia incommensurabile, ma per ora ho solo una tunica logora e un bastone di bambù. Conosco la forma di certe parole, ma non ho mai sentito il loro suono. Voglio essere in grado di apprezzare ogni momento di quiete che bussa con discrezione sulla mia interiorità. Mi riprometto di non lasciarmi sedurre dalla ricerca estenuante dei motivi che stanno alla base di certi avvenimenti. Voglio presenziare alle irruenti manifestazioni della casualità e alle fredde celebrazioni dei calcoli machiavellici senza interrogarmi sulle cause e sugli effetti. Conosco alcuni dei miei conflitti interiori e cerco continuamente una strada per la pacificazione con me stesso. Non sono particolarmente complessato né soffro granché i miei contrasti viscerali, ma spero che nuove sensazioni bombardino le mie orme.

Categorie: Intimità, Parole |