L’astronauta abbassa le palpebre per concentrarsi sui rumori provocati dalla fase di lancio della sua navicella spaziale. La forza di gravità si sottomette alla propulsione e così inizia il preludio di un viaggio orbitale. A terra rimane un insieme amorfo di vapori e in cielo la supposta cosmica inizia a scontrarsi con i gas atmosferici. Si stagliano visioni oniriche di fronte al muso dell’astronave. Gli strumenti di bordo funzionano perfettamente e tutto procede senza intoppi. Le comunicazioni tra l’astronauta e l’équipe terrestre sono chiare e talvolta travalicano i confini della missione e sfociano in chiacchiere goliardiche. Il superamento della quota più elevata dell’atmosfera regala attimi di palpitazione ai tecnici assorti nelle luci dei monitor e nei suoni delle cuffie. Satelliti artificiali dalle foggie più disparate orbitano senza sosta attorno alla terra e tutt’intorno sembra minuscolo come quando d’estate giovani infatuati volgono lo sguardo verso il firmamento e iniziano a sussurrare discorsi banali. Le costellazioni non si spengono mai e sono continuamente osservate da telescopi innevati che si trovano sopra vette altissime. Al di fuori del proprio pianeta natio l’astronauta non può fare a meno di chiedersi quale sia il suo ruolo nell’universo. L’ipotesi di civiltà distanti nel tempo e nello spazio rendono meno inquietante la solitudine del globo terrestre. Quanti pianeti si allineano ogni secondo e quante nane bianche sfoggiano il proprio pallore?
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