Attendo da molto tempo risposte che tardano ad arrivare e sto iniziando a credere che non si presenteranno mai. Forse la risposta non è altro che un elemento accessorio in una dialettica esistenziale senza nome. Ultimamente la delizia del sonno allieta immensamente le mie notti e mi facilita il compito di vivere. Piccoli pensieri stressanti tuonano dentro il mio capo, ma sono solo addobbi cerebrali e non riescono ad arrecarmi danno. Ogni giorno aumenta la circonferenza della bomba di dolcezza che nascondo nelle zone più remote della mia indole. Una fantasia idilliaca sorvola da anni la mia intimità con lo stesso andamento di un pallone sonda. Cambiano le forme di governo e i cartografi aggiornano i planisferi. In qualche cazzo di paese asiatico, dal nome troppo complesso per i media, insorgono gruppi di rivoltosi che portano avanti tentativi rivoluzionari senza speranza. Gente nera e incazzata nera combatte a Nairobi con sassi e bottiglie di vetro. In momenti di folle esaltazione riesco a invidiare chi partecipa alle guerriglie urbane nelle metropoli ricoperte dai veleni, ma da savio comprendo la pericolosità di indossare una felpa a mo’ di kefiah e un casco a mo’ di elmetto. Lacrime e lacrimogeni piovono su campi di battaglia improvvisati e mentre tutto questo accade io continuo a rincorrere l’ombra della mia serenità . In questo istante sono un po’ felice e un po’ entusiasta, ma non conosco le ragioni che sostengono il mio stato attuale. Sono ancora ignote le sorgenti del mio benessere, ma sono felice che il loro flusso continui a bagnare la mia età .