Sono casto e impuro. La mia mente è pervasa da sogni erotici caratterizzati da una monogamia inossidabile. A volte si sollevano muri di imbarazzo di fronte ai discorsi legati al sesso e penso che grazie alla mia inesperienza per me sia più facile affrontare con naturalezza le tematiche legate all’eros. Le infatuazioni non sono riuscite a rapirmi e durante i primi anni della mia seconda decade ho continuato ad astenermi da qualsiasi piacere carnale e intellettuale con l’altro sesso. Non ho mai avuto dei grandi dubbi sulla mia identità sessuale e ho sempre visto il seno come l’emblema del mio immaginario erotico. In certi momenti della mia adolescenza ho pensato di essere asessuato, ma la mia costante attività masturbatoria mi ha fatto scartare questa ipotesi. Credo che la mia sfera sessuale sia abbastanza anomala e penso che rispecchi la mia vita solipsistica. Ogni tanto mi sembra che io pretenda inconsciamente di vivere la sessualità da solo, ma questo non è possibile ed è meglio che io lo accetti definitivamente. Forse, sempre in modo inconscio, non sopporto l’idea che il mio benessere possa dipendere da qualcun altro. Mi perdo in parole fatue e di pari passo mi allontano lentamente dalle occasioni del mio tempo. Mi occorre un exploit per scavalcare il muro dialettico accanto al quale mi pavoneggio e me ne serve un altro per non atterrare rovinosamente sul campo dei legami sentimentali. La mia vita affettiva è un connubio di smarrimento e senso di impotenza, ma questa definizione non è solo mesta come può apparire, infatti al suo interno si trovano delle sfumature titaniche di matrice romantica.