Considerazioni sulla valenza della bestemmia
Pubblicato giovedì 19 Ottobre 2006 alle 11:56 da FrancescoLa bestemmia non è ancora stata sdoganata dai media a causa della teocrazia invisibile che governa molti aspetti della vita italiana. La libertà di bestemmiare deve essere un diritto inalienabile. Da piccolo ho dovuto vedere corpi crocefissi e immagini di dolore biblico, ho dovuto ascoltare le minacce della “fede” e assistere alle sue liturgie terrificanti: credo che imprecare contro tutto il presunto C.d.A. del cielo sia il minimo che io possa fare. Nella mia scirttura non si nota, ma colloquialmente utilizzo la bestemmia come intercalare. Per me dire “dio cane” è un modo come un altro per esprimere il mio essere toscano e per avvalermi di un’espressione illogica prevista dalla mia lingua madre. La bestemmia ha un valore linguistico non indifferente e la sua importanza deriva dal suo vasto utilizzo. Penso che sia venuto il momento di abbandonare le paure metafisiche di questa nazione per lasciare che le persone siano libere di sfogare la propria fantasia bestemmiatrice di fronte alle telecamere e sui quotidiani. La bestemmia, grazie alla sua natura violenta, è un ottimo mezzo per dare enfasi ai propri concetti. Durante una conversazione non lesino mai imprecazioni contro la mitologia cristiana per sottolineare il punto di un mio discorso. Mi fa ridere a crepapelle chi sostiene che la bestemmia non sia altro che un gesto di inciviltà e maleducazione. Nella vita di tutti i giorni ci sono atteggiamenti e frasi veramente incivili, ma sono tollerati, e talvolta incentivati, poiché la loro forma ha una virulenza esteriore molto inferiore rispetto alla bestemmia. Un esempio di quanto ho appena scritto può essere l’atteggiamento di sufficienza e di superbia di alcuni addetti dell’amministrazione pubblica o il tono e la scelta dei vocaboli con cui certi individui si rapportano ai problemi degli altri. Voglio analizzare una bestemmia prima di concludere questo panegirico. Credo che scrivere o dire “porco dio” non sia uguale a scrivere o dire “porco Dio”. Penso che un’attenta riflessione linguistica non possa che liberare la bestemmia da qualsiasi forma censoria di stampo ecumenico. Mi auguro che la censura non metta piede in questo remoto angolo di Internet.