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Home sweet home

Un uomo deforme intinge le mani nei suoi escrementi e lascia le proprie impronte sulle pareti di una casa diroccata. Insetti alati banchettano sopra la carogna di un gatto randagio. Per terra si contano dozzine di cornici rotte e altrettante foto in bianco e nero sono sparse sotto le macerie. Tutta l’abitazione è avvolta dalla ruggine e dalla polvere. C’è una stanza colma di quadri e di sculture in legno che emanano una forte inquietudine. I rovi lasciano poco spazio alla luce solare e quasi ogni angolo della casa si trova in perenne penombra. Durante le notti di plenilunio un nutrito gruppo di eroinomani si dedica alla sua disciplina liquida all’interno di questa costruzione fatiscente. Gli schizzi di sangue dei tossici citati poc’anzi adornano il soffito. Siringhe abbandonate piangono in solitudine e attendono che qualche piccolo avventuriero si faccia male con il loro ago. La facciata è ricoperta da un giallo malarico e sembra che sorrida amaramente. All’interno e all’esterno della casa si trovano scritte nere che inneggiano a Satana e alla topa. Alberi sotto chemioterapia spogliano le proprie fronde sul tetto della dimora di nessuno. Persino quella troia della luna si rifiuta di illuminare questo luogo in disuso che un tempo ospitava esplosioni di gioa e respiri profondi appartenenti a nomi e cognomi oggi sconosciuti. Un eremo ideale per le pisciate dei cani senza collare e per le violenze carnali. Per chi deve ancora spararsi la prima sega è “la casa dei fantasmi” e per chi è già in andropausa da anni si tratta del vecchio indirizzo di conoscenti imprecisati.

Francesco

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