Sono inciampato su una bellissima illusione e sono caduto con la faccia nel fango. Mi sento un po’ affranto, ma so che questo momento buio è una tappa inevitabile per vedere di nuovo la mia ombra in equilibrio. Sono straziato da sensazioni contrastanti e attendo che il tempo mi accarezzi con la sua mano guaritrice. Penso che la vita sia stupenda e credo che la mia inclinazione misantropica mi impedisca di apprezzarla in ogni suo aspetto. Alle volte ho paura di me stesso ed evito di guardarmi allo specchio. Sono attratto dai sentimenti e dalla loro fisicità, ma non sono ancora in grado di viverli. Immagino che molti esseri umani abbiano attraversato le mie stesse difficoltà e mi piacerebbe leggere i ricordi che si trovano sulle rughe della loro vecchiaia. Sono un habitué dell’isolamento e non so che forma abbiano certi legami. Ogni tanto il mio vuoto esistenziale fa la voce grossa per tentare di annerire la mia attitudine a vivere. In certi momenti penso alle pessime condizioni in cui versa una buona parte della popolazione terrestre e mi rendo che la mia collezione di fallimenti è un privilegio. Sono bravo a stare da solo. Stanotte luciderò i miei vecchi tormenti e sorriderò timidamente alle nuove angosce. Mi preparo a lasciarmi alle spalle l’ennesimo anno di transizione, ma i prossimi trecentosessantacinque giorni non si prospettano molto diversi. Ho tante emorragie interne, ma credo che sopravviverò. Lo spettacolo è troppo interessante per abbandonarlo adesso e mi auguro che duri ancora molto. Sere più buie del solito mi aspettano nel futuro e spero di riuscire a sostenere il loro carico nevrotico. Il tempo mi ha sempre aiutato ed è per questo motivo che io lo amo.
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