Sono quasi le quattro di notte e le mie casse stanno pompando i bassi di “Army of the Pharaohs: The Torture Papers” dei Jedi Mind Tricks. Su questo sorta di mixtape si avvicendano molti mc’s validi e non c’è nemmeno una base che mi faccia storcere il naso. Al microfono il mio preferito è Vinnie Paz, mentre alle macchine trovo che Shuko sia il migliore. Non sono legato a un unico genere musicale, ma devo ammettere che certi dischi hip hop mi mandano in estasi e il lavoro realizzato sotto l’egida dei Jedi Mind Tricks è uno di questi. Le tracce sono composte da basi cupe ammaestrate ottimamente dal flow di tutti gli mc’s presenti, nessuno escluso. Ritengo che “Into The Arms of Angels”, “All Shall Perish” e “Listen Up” siano gli episodi migliori di questo capolavoro composto da tredici pezzi. Non voglio cedere alla tentazione di una monografia e preferisco gettare qualche parola qua e là per altri due album che ho ascoltato recentemente. Il primo è “Grandaddy Flow” di 9th Prince, un disco molto potente sotto ogni punto di vista che, almeno per il mio orecchio, ha la sua auge con “100 Degrees”, la traccia numero dieci. L’altro album con cui il mio udito si masturba spontaneamente è “Starr Status” di Kenn Starr. Il lavoro in questione scorre bene e si avvale di un tipo di sound molto diverso da quello dei dischi che ho citato finora. La traccia che preferisco è “If” (con Talib Kweli) che chiude l’album con una linea di basso in grado di farmi raggiungere l’orgasmo acustico.
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