Le effigi dei crociati bruciano sotto la mezzaluna, le voci colleriche si propagano in mondovisione e le mie giornate rubano grandi pause da un mobile rococò. Il potere decisionale degli automi è sull’off e bombe a orologeria incartate in abiti da sera si preparano per il botto. Amici e amichetti scambiano opinioni e congiunti in un giro vizioso che adorna vite programmate dalle tradizioni. Campagne pubblicitarie messe in piedi con due lire suggeriscono di seguire i propri sogni, ma i pedinamenti sono costosi, richiedono molto tempo e non tutti sono pronti a investire così tanto per qualcosa di così ineffabile. Un paio di occhi leggono le notizie dell’ultimora sul televideo, mentre in un’altra stanza la mano di una madre lascia cadere il telecomando sul pavimento. Voglio nascondermi dietro una tenda magenta per depistare uno spirito tormentato che non ho mai visto e che probabilmente non esiste. Incollo pezzi di parole sopra i pezzi della mia alienazione e faccio da mediatore tra me e la mia prossima sega. Ci sono tante immagini che pungono ininterrottamente la mia psiche e ognuna di esse mi sembra una vespa corazzata. Ci sono delusioni che mi attendono alla porta e non posso farle aspettare a lungo sull’uscio. Accarezzo il mio cranio glabro da solo per rispettare la mia autarchia affettiva. Non sono in grado di definire la felicità , ma mi sento felice. Sono simile a un vecchiardo che ama la sua casa nonostante sia priva del riscaldamento. La mia serenità è fredda e vuota, ma almeno non è in affitto. Stop.