Ieri ho vagato senza meta lungo le vie di Firenze per quasi tre ore. In certe zone il capoluogo toscano sembra la controfigura incapace di Parigi. In passato avevo già messo piede sul suolo fiorentino, ma non mi ero mai spinto fuori dal centro. Mi deprimono le città italiane, ma apprezzo Milano perché la considero una vera città europea. Non mi piacciono le tradizioni asfissianti né lo sfoggio eccessivo del retaggio architettonico. Comunque il mio ennesimo pellegrinaggio senza senso è stato identico ai precedenti: ho passato in rassegna gli occhi chiari delle turiste ariane (la mia esterofilia si annida ovunque), ho dato qualche moneta in pasto a un bicchiere del McDonald addestrato da una bella zingara, ho eseguito sorpassi millimetrici sopra i marciapiedi e ho pagato settanta centesimi per pisciare in un cesso degno della peggiore latrina vietnamita. Trenitalia dovrebbe dare in omaggio un’antitetanica ai viaggiatori che riescono a sopravvivere più di duecento chilometri nelle sue carrozze: insomma, penso che la selezione naturale del trasporto ferroviario vada incentivata. Poco fa ho sentito un bel monologo di Enrico Vaime nella sua rubrica all’interno di “Omnibus”, su La7. Sto bevendo un po’ di Acqua Tesorino (l’acqua minerale che preferisco) e non sto progettando nulla per le prossime ore; dannazione, devo pianificare qualcosa con lo stesso rigore di Al Qaeda. Tra un po’ mi farò una sega, poi leggerò e infine attenderò il pranzo di fronte a un videogioco. Vorrei fare qualche esercizio fisico, ma credo che rimanderò a questo pomeriggio (del cazzo).