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Frankie Goes To Florence

Ogni tanto massaggio i miei arti con piccoli pezzi di ghiaccio. J. is far away. In questo periodo le mie giornate sono scandite da ritmi irregolari. Appena il mio ginocchio starà meglio riprenderò le mie lunghe corse dalla meta incerta. Voglio sublimare con la fatica. Mi sento un piccolo intoccabile perché non sono circondato dai moschetti delle responsabilità armate. Credo di essere nel pieno del mio climax e non mi aspetto più nulla dalla fabbrica del nulla. Posso fare ancora molte aggiunte alla mia vita, ma non so quali saranno i componenti emozionali con cui eseguirò il mio tuning esistenziale. Sono al top della condizione e ormai mi sento perfettamente a mio agio nella parte di me stesso. Mi diverto a osservare coloro che credono che il mondo vada a puttane senza curarsi della sua impotenza. Sono felice e un po’ alienato. Mi annoio nei locali ed è per questo motivo che spesso evito il loro ingresso, ma potrei rimanere per ore seduto al tavolo di una bella birreria a bere litri d’acqua con qualche fetta di limone. Rispetto tutte le persone che mi stanno vicino, infatti non rispetto nessuno. Ho appena deciso di andare a Firenze, ma sono ancora indeciso su quale treno prendere: quello delle 05:58 o quello delle 06:53? Mi porterò dietro qualche soldo, la chiave di casa e il mio lettore MP3. Durante il viaggio ascolterò qualche album hip hop made in USA. Se sul treno potessi prenotare un posto in un vagone insonorizzato ascolterei Miles Davis e Marcus Miller. Raggiungerò la culla del Rinascimento con queste caratteristiche: maglia di Miyamoto addosso, abbronzatura da albino e uno sguardo simile a quello di un ripetente annoiato durante l’ora di religione. Ho appena caricato il lettore MP3 con questi album: “Die Rugged Man Die” di R.A. the Rugged Man, “You Already Know” di Agallah e “Jihad” di Medine. Firenze, brutta troia antiquata, aspettami.

Francesco

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