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La muta esistenziale

Pubblicato martedì 5 Settembre 2006 alle 02:37 da Francesco

Alla fine Morfeo è riuscito a sequestrarmi. Ho voglia di correre per sfogarmi, ma il mio ginocchio non è ancora pronto. La fatica è una delle poche strade che posso percorrere per raggiungere la sublimazione. Ho bisogno di portare il mio corpo al limite e di sentirmi esplodere. Ho così tanto dentro che se fossi un demiurgo potrei creare un mio gemello con il surplus delle mie energie fisiche ed emozionali. Vivo la mia età in modo inconsueto e cerco di tenere lontano lo spettro del pentimento futuro. La mia vita è malleabile, ma devo essere abile a crearmi un’occasione che mi permetta di dare una nuova forma alla mia esistenza. Credo che sia un errore vivere sempre allo stesso modo e penso che solo mutamenti continui possano dare nuova linfa al tempo di un individuo. I cambiamenti portano incertezza, ma i dubbi che si legano inevitabilmente all’approccio con nuove dinamiche non devono incutere paura. In me giace un pregevole desiderio di cambiamento. Devo modificare alcuni dei miei atteggiamenti perché ormai non mi appartengono più. Per me è giunto il periodo della muta. Ho bisogno di rinnovarmi per evitare che la mietitrice mi stringa la mano prima del mio ultimo respiro. Il mio pensiero può essere sintetizzato con una sorta di sincretismo formato dall’aspetto più superficiale dalla tradizione simbolica di alcuni culti politeisti e dalla selezione naturale di sir Darwin.

Oya, dea del cambiamento

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