Un nutrito gruppo di farfalle radioattive precipita lentamente in un lago ricoperto da una resina catramosa. Ai piedi di un albero siede il corpo di un vecchio taglialegna corroso da una banda di formiche assassine. Le raffiche di vento lasciano bruciature sul terreno e ustioni sugli animali. La pioggia acida deforma l’espressione funerea degli avventori delle fosse comuni. Alcuni ragazzini tirano pallonate contro una rete di filo spinato arrugginito sostenuta da due femori. Una donna muove le sue labbra disidratate in segno di lutto per la morte del suo dio. La polvere domina le strade e il buio domina le case. Un mercante di inganni trasporta la sua merce mefistofelica sul telaio di un’automobile trainato da una quadriglia. In questo scenario apocalittico non c’è più spazio per le prostitute, infatti il cannibalismo ha surclassato la concupiscenza ed è rimasto l’unico acquirente del corpo umano. La fame e la sete impediscono alle persone di distinguere la vita dalla morte. Un mangiatore di fuoco della Luna sputa nel buco dell’ozono e soffoca ogni movimento degli ergastolani terrestri. Un fabbro tenta di smuovere le sue articolazioni con dei colpi di martello, ma riesce solo a procurarsi delle fratture. Il fenomeno della marea ha lasciato il posto alla comparsa regolare di uno tsunami scioccante. Un cabalista folle grida le sue profezie contro un gatto nascosto in un buco: “Restermo incubati per decenni con la morte inerte e con i disastri naturali”.
È quasi mattino e sono ancora in piedi. Per ammazzare il tempo ho fatto questo collage con le icone del mio passato. Mancano molte facce all’appello. Quando avrò voglia mi divertirò a fare una seconda raccolta dei simboli dello star system che hanno accompagnato la prima (e spero non ultima) parte della mia vita. Ho gli occhi a puttane e spero che almeno loro scopino. Prima di guardare “Arnold” su Italia 1 mi rifocillerò con un po’ di aranciata biologica. Forse mi addormenterò tra due ore. Forse no.
La mia giornata è iniziata con il jazz di Miles Davis e di Charles Mingus. Mi sono alzato attorno alle due di pomeriggio e non ho fatto nulla di particolare. Per il resto di agosto prevedo molta quiete ricoperta da grandi strati musicali su cui adagiare la mia psiche. Accanto a me volano parole inutili ed esplodono reazioni esagerate. Mi diverto a guardare la comicità involontaria di certa gente che si prende troppo sul serio. È molto sottile la linea che separa il gladiatore dal giullare. Il benessere è sincronizzato con la mia vita e non c’è un uppercut che possa cancellare la giovialità dalla mia faccia. Adesso la mia cittadina è sovrastata da un’armata di nubi e mi auguro che questa condizione meteorologica sia il preludio di una pioggia rinfrescante. La mia casa è circondata da ritmi latini e da profumi irritanti. Non aspetto nessuna chiamata e non ho appuntamenti importanti. Tra poco mi farò una doccia fredda dopo di che ingurgiterò un po’ di cibo succulento. Ho una fame atroce e non vedo l’ora di assumere calorie a gogò per raggiungere il mio piccolo nirvana quotidiano. Ho fatto una rapida rassegna della cronaca odierna e ho letto la proposta moderata e pacata di Ahmadinejad per risolvere la guerra in Libano. Pare che il leader iraniano abbia suggerito di eliminare Israele per porre rimedio al conflitto in corso tra Beirut e Gerusalemme. Non sono filoisraeliano, ma trovo molto divertenti queste uscite propagandistiche: in altre parole Ahmadinejad ha suggerito la decapitazione come cura per l’emicrania.
“Hill Street Blues” è un telefilm poliziesco che ho amato molto. Ho trascorso parecchie notti in compagnia degli episodi di questo capolavoro di Steven Bochco e spero che prima o poi qualche emittente si decida a trasmetterlo di nuovo. Nel video di questo post si trova l’apertura di “Hill Street Blues”. La sigla è stata realizzata da Mike Post che ha lavorato per altri telefilm storici: A-Team, NYPD Blue, Hunter e Magnum P.I. su tutti. Voglio vedere di nuovo Joe Spano, ‘fanculo ai telefilm per adolescenti e alle cacate Sci-Fi di seconda mano che trovano spazio nelle reti pubbliche e nel bouquet di Sky. A proposito di grandi telefilm: vado a vedermi “Arnold” su Italia 1.
Ogni tanto rileggo le pagine di questo blog e talvolta scorgo degli errori di battitura che correggo prontamente. In alcune cose cerco di essere un perfezionista e una di queste è la digitazione. Forse sarebbe meglio se io ambissi alla perfezione in altri campi, ma per adesso non ho voglia di sborrare dentro centinaia di vasetti di plastica da vendere come yogurt. L’industria alimentare può fare ancora a meno di me. A parte le solite cazzate credo che la disattenzione sia un male congenito da contrastare. Cerco di porre attenzione in ogni mio singolo gesto, ma non ci riesco sempre perché sono un essere umano. Dannazione, devo chiedere alla natura delle doti demiurgiche (nell’accezione platonica). Questo post in realtà serve per giustificare ogni mia svista ortografica e per incentivare l’allenamento della mia attenzione. Da anglofilo ignorante concludo con “be careful”.
La scorsa notte ho trovato trenta euro sulle scale del mio palazzo. Ho preso le tre banconote da dieci prima di aprire la porta della mia casa. Ho sempre desiderato trovare del denaro perché adoro l’emozione provocata dalla scoperta accidentale di cartamoneta. Alcune ore dopo questo episodio mi sono addormentato e prima di svegliarmi ho fatto un sogno inerente al mio rinvenimento pecuniario. Ho sognato di trovare molte banconote da cento euro e persino una da cinquecento, ma verso la fine della mia attività onirica ho scoperto che le banconote erano solo degli opuscoli pubblicitari. Se trovassi una ventiquattrore piena di filigrana spargerei denari a destra e a manca. Non ho bisogno di soldi, ma mi piacerebbe averne molti di più per finanziare i bacannali di persone che non conosco. Stasera guarderò “Schegge di Follia” e più tardi mi svuoterò i coglioni. Il caldo ha allentato un po’ la sua morsa e la mia zona pelvica ringrazia le nuove temperature dal profondo della prostata. Per i giorni di agosto prevedo calma e gaudio. In questo momento sto ascoltando “La Prima Risposta” di Dargen. Tra qualche secondo mi alzerò e andrò al bago per cacare buona parte del mio primo pasto quotidiano. Spero di trovare qualche banconota lungo il percorso che inizia dalla mia camera e termina alle falde del mio cesso. In questi giorni di estrema tranquillità le parole sono più inutili del solito, perciò digito le ultime lettere e mi preparo alla marcia verso la mia latrina.
Oggi ho visto di nuovo “Tokyo Fist” in lingua originale e con i sottotitoli in italiano, e sono riuscito a comprenderlo un po’ di più. I protagonisti di questa storia sono Tsuda e Kojima, due vecchi compagni di scuola che si ritrovano per caso. Tsuda è fidanzato con Hizuru, la terza protagonista del film. Kojima è un pugile e vuole strappare l’indifferenza che si trova sul volto del suo vecchio compagno di scuola. L’indifferenza a cui si riferisce Kojima è legata a un evento accaduto alcuni anni prima che egli incontrasse di nuovo Tsuda. Una notte alcuni ragazzi infastidirono una ragazza e la uccisero involontariamente: da quel giorno Kojima e Tsuda (che non aveva assistito ai fatti) decisero di imparare a combattere per uccidere gli assassini, ma con il tempo Tsuda abbandonò questa causa e trovò un impiego. Hizuru tradirà Tsuda con Kojima, inizierà a decorare il suo corpo con piercing e tatuaggi e diventerà il motivo di contesa tra i due protagonisti. Ho trovato le riprese molto claustrofobiche e perfette per la virulenza che viene rappresentata in “Tokyo Fist”. Il dualismo tra Kojima e Tsuda porterà quest’ultimo a frequentare la stessa palestra del primo. Per me alcuni passaggi di questa pellicola sono ancora criptici e penso che mi occorrerà ancora del tempo per comprenderli. Il film è pieno di sangue che zampilla e di momenti cruenti che si diramano lungo uno scenario urbano angusto. Sono frequenti le sequenze aggressive e gli attimi di silenzio. Per me “Tokyo Fist” è uno stupendo groppo alla gola che dura quasi novanta minuti.
Ho deciso di annotare i film che ho (ri)visto e apprezzato negli ultimi mesi per farmi un’idea più precisa dei miei gusti. Ho visto più volte “L’Impero del Sole” e “The Breakfast Club”, perciò ritengo che queste due pellicole siano le mie preferite. Mi sento obbligato a citare anche “Hong Kong Express” con il quale mi sono ripromesso più volte di sezionare il cinema orientale. Ieri notte ho visto “Tokyo Fist”, ma lo riguarderò tra pochi minuti perché sento il bisogno di una seconda visione per interiorizzarlo.
- A Better Tomorrow
- Amores Perros
- Barfly
- Before Sunset
- C’era Una Volta In America
- Explorers
- Hong Kong Express
- In The Mood For Love
- L’Impero del Sole
- La Ville Est Tranquille
- Prima dell’Alba
- Salò o Le 120 Giornate di Sodoma
- South Park – Il Film
- The Breakfast Club
- Una Storia Vera
- Una Tomba per le Lucciole