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Ago

A spada tratta sotto le nubi

Pubblicato venerdì 18 Agosto 2006 alle 10:59 da Francesco

Flagello schiere di inibizioni con tattiche di guerriglia composte dai miei pensieri e della mie azioni. Un esercito di scheletri mercenari combatte al soldo del malessere e spesso s’ingegna per disseminare trappole lungo il mio cammino. Non pratico il kendo, ma seguo ugualmente la via della spada. La mia lucidità mi permette di schivare i fendenti delle forme conturbanti e delle tentazioni cancerose. Duello frequentemente con la mia coscienza e talvolta riporto ferite profonde. Dilanio ogni aspettativa che cavalca verso la mia ombra e dopo ogni scontro mi abbevero alle fonti della memoria per impedire che la rimembranza dei miei errori perda lucentezza. Mi mancano ancora centinaia di fasciature, di agguati, di movenze marziali e di teste decapitate per raggiungere il primo gradino dell’ultima scalinata. Metto a ferro e fuoco ogni cosa che mi lascio alle spalle per evitare che l’arretramento seduca il mio passo. Sul dorso di animali da soma attraverso deserti biblici, strade di montagna, colline in fiore e campi di grano. Né le tormente né le tempeste di sabbia costituiscono la parte più difficile dello spostamento da un emisfero all’altro, infatti le avversità maggiori provengono dai momenti di silenzio illuminati da lune sadiche. Ho solo una katana e un po’ di esperienza per difendere i miei organi e la mia interiorità dalle lame avvelenate e dall’inquinamento morale. Presto orecchio alle profezie dei monaci anziani, ma non lascio che il folclore della loro arte divinatoria condizioni la mia ragione. Le mie forze si rigenerano sotto lo scroscio gelido di piccole cascate che echeggiano tra la flora di valli lontanissime.

Jizo

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