Il centro di eugenetica Josef Mengele è situato in una zona imprecisata del deserto del Kalahari. Una squadra di teste di cuoio sorveglia i giacimenti di midollo osseo nei quali meduse meccaniche sguazzano con superbia. In una sala sotterranea un neurochirurgo esegue movimenti precisi ed esperti per aprire il cranio di un neonato su cui sperimentare l’ultimo parto della nanotecnologia. Ai piedi del tavolo anatomico si trova una cesta di metallo che contiene tutti i cadaveri degli infanti utilizzati dal neurochirurgo per i suoi esperimenti. In un’altra ala della struttura sotterranea avvengono test altrettanto folli. Ogni giorno cinque medici amanti della mitologia greca costringono delle donne inermi ad avere rapporti sessuali con molte specie animali per dare vita a satiri e centauri. Inizialmente erano sei i medici che seguivano questo inutile esperimento zoofilo, ma uno di essi fu freddato dopo pochi giorni perché reo di essere consapevole dell’impossibilità di un esito positivo. Molte scomparse hanno costellato questi laboratori dal retaggio nazista, ma nessuno ne ha mai saputo niente. Pare che le pratiche mediche siano accompagnate da pratiche esoteriche ispirate dalla cultura norrena. Nemmeno la Repubblica del Sudafrica, sul cui territorio è stata edificata questa fortezza della crudeltà, è a conoscenza di questo luogo in cui ogni diritto umano viene annullato per alimentare la cupidigia genetica.
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