Ieri ho visto “Prima Che Sia Notte”, un film biografico che ripercorre la vita dello scrittore cubano Reinaldo Arenas. Le vicende si svolgono in una Cuba molto diversa da quella idolatrata dai castristi di tutto il mondo, dove la rivoluzione di Fidel mostra le sue contraddizioni e la sua ferocia. Le prime inquadrature descrivono l’infanzia rurale di Arenas: “La mia fu un’infanzia di singolare splendore, nell’assoluta povertà, nell’assoluta libertà, fuori all’aperto, circondato da alberi, animali e persone a cui ero indifferente”. Torture, accuse infamanti e vessazioni di vario genere hanno accompagnato veramente buona parte delle vicissitudini cubane di Arenas e mi sembra che Julian Schnabel, il regista, non abbia edulcorato la realtà, infatti le scene di sesso e di violenza fanno più volte la loro comparsa, ma esse non sono mai fini a sé stesse. A volte il film è inframmezzato dalla voce fuori campo del protagonista che a mio avviso aiuta il ritmo della storia. Non mi è piaciuto molto il finale newyorkese, dove Arenas, apolide, esule e malato, trova la sua fine. Ho apprezzato molto questo breve passaggio: “La differenza tra prendere un calcio in culo a Cuba e prenderlo in America è che a Cuba ti devi inginocchiare e applaudire, mentre in America puoi urlare”. Credo che scorrano bene le due ore di questo compendio biografico e penso che non siano adatte agli amanti dell’omofobia né ai fautori del castrismo. Una nota: il titolo del film è stato preso in prestito dal libro autobiografico di Arenas.
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