Ho passato il sabato sera a leggere alcuni articoli sulla Corea del Nord e alla fine della mia lettura sono rimasto un po’ intimorito da questo paese dell’Estremo Oriente. La Corea del Nord è isolata dal resto del mondo, la sua politica militarista costringe la gente alla fame e fomenta la minaccia nucleare. Le testimonianze che ho letto riguardo a questo eremo asiatico hanno molti punti in comune, e spesso sottolineano il totale oscuramento mediatico che permette al regime di Kim Jong Il di controllare il popolo. Il richiamo a “1984” di Orwell è scontato. A quanto ho letto è difficile entrare in Corea del Nord, chi vi riesce non può girare liberamente e deve essere sempre seguito da una scorta. Pare che uno dei divertimenti maggiori per i turisti sia il karaoke. Mi hanno colpito le agghiaccianti descrizioni delle strade: semafori spenti, vigili e vigilesse che dirigono il traffico composto prevalentemente dalle jeep dei militari e dalle Mercedes del Partito, i ritratti di Kim Il Sung che fissano i passanti e gli slogan del regime che vengono trasmessi quotidianamente. Nelle fotografie di Pyongyang, la capitale, gli enormi grattacieli che popolano la metropoli mi sembrano l’eco edile della surrealità dittatoriale di questa repubblica popolare. Sono incuriosito dall’alienazione di questo paese e mi piacerebbe molto avere la possibilità di visitarlo. La moneta locale è il won nordcoreano, ma gli stranieri non possono farne uso e devono ricorrere ai dollari per effettuare i loro pagamenti. La Corea del Nord è un paese autarchico colmo di divieti, ho letto che è proibito perfino il possesso delle radio. Desidero toccare con mano questa aberrante costruzione comunista per percepirne la follia.
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