Repubblica.it ha invitato i suoi lettori a raccontare il primo ricordo della loro vita e io non mi sono sottratto a questa simpatica iniziativa con cui ieri sera sono riuscito a ingannare un po’ di tempo. Ho deciso di annotare anche su queste pagine virtuali il racconto del mio primo ricordo che si trova già in questa pagina al numero 384. “Non ho idea di quale sia il primo ricordo della mia vita, ma sul fondo delle mie memorie intravedo una reminiscenza un po’ oscura legata alla presa di coscienza della finitezza dell’uomo. Avevo cinque anni: mi ricordo le scenografie rudimentali delle trasmissioni televisive, la grande macchia sulla testa di Gorbaciov, certe merendine ormai scomparse dai peggiori scaffali dei discount di provincia e, in particolare, ricordo i primi timori legati alla morte. Ogni tanto osservavo mia madre e pensavo al giorno in cui avrei indossato una cravatta e un completo nero per regalarle un ultimo crisantemo; tutto questo mi spaventava e iniettava inquietudine e malessere nel primo lustro della mia vita. L’ansia del futuro e l’ombra della morte impregnavano di lacrime le mie notti e la consolazione religiosa propinata dagli adulti non riusciva ad attenuare le mie paure. Ricordo le mie manine sul cuscino, la mia testa sulle manine e un groppo alla gola che puntualmente premeva sul mio fragile Io”.
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