Chi abiura le certezze oppiacee compie un primo passo verso la nuova costruzione di se stesso. Penso che sia indispensabile mettere sempre in discussione i convincimenti creati dalla propria interazione con la realtà e non solo i dogmi atavici che imperversano, a volte inconsciamente, nella morale individuale. Credo che sia fondamentale ammainare l’orgoglio per lavorare con attenzione e precisione sulle nuove fondamenta esistenziali. Alle volte è difficile ammettere gli errori del proprio vissuto e la difficoltà dell’autocritica risiede nel rischio della confisca di qualsiasi punto di appoggio. Ritengo che l’immaginazione sia uno strumento eccellente per simulare le crisi d’identità, a patto che ci si attenga a dei semplici passi senza ingannare sé stessi. Prima di tutto è indispensabile raccogliere le convinzioni che caratterizzano la propria vita, in seguito occorre concentrarsi e immaginare sé stessi senza l’ausilio delle convinzioni raccolte poc’anzi e infine è fondamentale, o almeno io ritengo che lo sia, prolungare il più a lungo possibile l’immagine inquietante e deforme della propria instabilità. Un esempio semplice: se per una persona il pilastro portante della sua vita è un affetto, essa doverebbe iniziare a immaginarne la morte. Queste non sono perle di saggezza né insegnamenti mistici, ma semplici accorgimenti che coadiuvano la tranquillità della mia esistenza. Le parole sono malleabili e non è detto che questi astrattismi funzionino per tutti. Penso che il dolore abbia il suo punto di forza nella sua comparsa improvvisa, brusca, inaspettata, ed è per questo motivo che allenare la mente con pensieri oscuri può aiutare ad accorciare i tempi di permanenza del male. La preparazione della mente al dolore non deve essere una via crucis, ma, forse paradossalmente, deve avvenire in grembo a una serenità interiore non dettata dalle consolazioni religiose o dalle relazioni più o meno sentimentali. La paura del vuoto esistenziale è enorme e può portare al male oscuro, ma essa è solo una fobia ingannevole contro cui scagliarsi a occhi chiusi.
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