Anche oggi le parole crogiolano al sole e ricoprono di controsensi i significati delle espressioni umane. La mia vita mantiene il solito passo, nel solito posto senza presupposti di sorta. Le giornate sono sempre più calde e sempre più lente. Il mio corpo è completamente privo di ambrozzatura; sembro quasi un malato terminale. Ieri pomeriggio ho corso molto e a causa dello sforzo ho avuto due crampi terribili ai polpacci. Il sudore e il dolore sono componenti basali per ingannare il tempo con l’illusione dello stoicismo. Ieri notte mi trovavo sulla via di casa dopo un breve giro a vuoto compiuto in solitaria, e a un tratto un tipo mi ha gridato qualcosa dalla sua auto e io gli ho risposto con forza: “Rotto in culo!”. Forse il tipo alla guida era un ragazzo ubriaco in preda alla stessa goliardia che io esercito da lucido; per un attimo ho pensato che l’auto sarebbe tornata verso di me in retromarcia e che io mi sarei ritrovato ad attentare alla vita di qualcuno per salvaguardare la mia. Mi sarebbe piaciuto fare a botte e constatare la mia capacità di difendermi a mani nude o con armi bianche. So che la propensione alla violenza è un atteggiamento stupido, ma talvolta dalla mia noia erutta una voglia deleteria di confrontarmi che tenta di prevalere sulla mia ragione. Non ho mai avuto motivo per venire alle mani e forse questa mancanza di confidenza con le percosse infastidice il mio lato animale. Ho contuso un po’ di persone con le parole, ma mai con un collo di bottiglia o con un’asta di ferro arrugginito.
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