È un pomeriggio d’estate un po’ nuvoloso. Un uomo è seduto al tavolino di un bar, osserva il vuoto e riempie la sua bocca con cucchiaiate di conoscenza. Dalla parte opposta della strada c’è un vecchio nero che raccoglie giornali mentre attende che il sonno lo costringa ad adagiarsi sopra una panchina. Una ragazza madre in canottiera guarda fuori dalla finestra del proprio appartamento, il colpo d’occhio le permette di pensare con più malinconia alle prime stagioni della sua vita. Per le strade del globo terrestre si aggirano miliardi di orfani accuditi da altri orfani. Un Pierre qualsiasi avverte la mancanza del bagno occupato dai suoi familiari, la mancanza degli odori provenienti dalla cucina che di solito annunciano la cena preparata da una madre o da una moglie, la mancanza delle vacanze stressanti e la mancanza dei fine settimana dai genitori di lei. Negli alveari popolari rimbombano violenti i rapidi passaggi di coloro che hanno barattato la propria anima per una moto. Una signora facoltosa non ama la felicità perpetua e per questo motivo assume regolarmente pillole di malinconia sintetizzata. Piccole croci di pneuma sporgono da tutte le schiene. Da queste parti c’è uno scrittore che non riesce a vivere senza fatica e frustrazione: lui scrive romanzi con il lapis e subito dopo averli completati e corretti li cancella con una gomma economica. È solo un altro pomeriggio d’estate un po’ nuvoloso.
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