Un’altra giornata si sta eclissando. Oggi mi sono alzato alle tre di pomeriggio e non ho fatto praticamente nulla. Il mio tempo continua la sua corsa lungo un rettilineo apparentemente infinito in attesa che una mano ossea sventoli la bandiera a scacchi. Sono moderatamente felice, ma allo stesso tempo mi sento abbastanza incompleto: questo dualismo emozionale provoca forti alterazioni nel mio stato d’animo. Provo sentimenti lunatici: a volte sfioro l’estasi, altre volte la depressione. In certi momenti avverto il fiato sul collo di una clessidra parlante che mi sussurra con enfasi: “Sei in ritardo, svegliati, fai presto o non farai in tempo”. La mia crescita è stata anomala e prevalentemente isolata, non ho mai dovuto preoccuparmi del futuro e forse è per questo motivo che non sono mai entrato appieno negli ingranaggi sociali. Ogni tanto un po’ di nostalgia arrugginita fa palpitare gli anfratti più reconditi della mia interiorità . Non ho ricordi positivi o negativi che possano giustificare le dimensioni della mia nostalgia, perciò ritengo che quest’ultima riesca a insinuarsi nel mio io a causa del suo legame con il passato, in altre parole la nostalgia riesce a penetrare al mio interno perché appartiene a quella dimensione temporale che talvolta associo a un grande numero di possibilità decisionali ormai perse. Ogni tanto penso che l’origine del mio profondo dualismo emozionale sia dovuta a una mia ipotetica incapacità di apprezzare completamente ciò che sono e quello che possiedo. Francesco, il desiderio di qualcosa che ti completi è un atto di avidità o un vero bisogno? Sono le otto di sera ed è meglio che io abbandoni le lande della mia psiche per paracadutare rifornimenti sul mio stomaco.