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Giu

Mezzodì riflessivo

Pubblicato sabato 3 Giugno 2006 alle 12:10 da Francesco

È una bellissima giornata colma di nubi e la sfrutterò per andare a fare un giro in campagna. Spesso sono costretto a trovare espedienti estemporanei per evitare che i miei giorni siano dei cloni ordinati sul calendario. Il relax continua a cullarmi e ad allattarmi, sembra che non abbia intenzione di svezzarmi e in parte ne sono felice. Mi chiedo se un giorno ritornerò a contatto con la placenta. Alle volte mi sembra che il tempo scorra diversamente dal solito, ma so che il suo moto unidirezionale non muta mai. Quante volte ho già vissuto questo momento? Quante volte ho digitato il punto interrogativo alla fine di questa frase? Forse in qualche mondo parallelo sono un pilota di formula uno, mentre in un altro riesco semplicemente a prendere la patente senza eseguire riti propiziatori. Dove viene stipato il passato? Alle volte i ricordi giacciono in container a tenuta stagna. Non sono un carceriere e non confino le mie poche memorie. Vorrei essere in grado di dare l’amnistia a tutte le mie reminiscenze per farle diventare ricordi nitidi. Ci sono frammenti di tempo confusi che qualcuno utilizza per creare puzzle più surreali di Dalì. La confusione è una trafficante di giustificazioni. Penso che per osservare sé stessi occorra la capacità di fendere il proprio Ego e di isolarsi temporaneamente, in modo tale da trascendere qualsiasi influenza esterna o interna. Alle volte è difficile dire: “Ho sbagliato tutto”. Suona tragico e da vittimisti, ma non credo che l’errore sia sempre qualcosa di drammatico. L’errore può essere un semplice dato di fatto, una constatazione che non muta il modus vivendi di chi sbaglia: una sentenza, un’ultima parola o un’espropriazione. Credo che le scuse e l’abiura siano formalità morali. Le mie righe sono un po’ sconnesse, ma io le comprendo. Per me è venuta l’ora di muovere le gambe: fatica, aspettami.

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