Stamane sono andato alla ASL per ottenere il certificato medico che mi occorre per rinnovare il foglio rosa. Trovo che l’Azienda Sanitaria Locale del mio comune sia un luogo lugubre popolato da umanoidi senza più speranze leggibili negli occhi. Fuori piove sul bagnato, mentre nel mio intimo l’empireo è compenetrato dai raggi gamma del relax. Non c’è una sola nube che riesca a ottenebrare la mia interiorità; credo che le ottime condizioni atmosferiche delle mie interiora invisibili dipendano dall’indifferenza timida che nutro nei confronti dei successi e dei fallimenti nei quali incorro da ventidue anni. Dovrei utilizzare più virgole, ma preferisco sforzare i miei polmoni per leggere ciò che scrivo. Parole tutte d’un fiato, come una medicina inutile somministrata a un malato terminale. In casa ho molti libri e tra questi ce ne sono due che non ho mai letto e che non ho intenzione di leggere: i libri in questione sono due opere di Herman Hesse. Non mi piace la poesia, non ho abbastanza sensibilità per comprenderla, non ho la volontà di assimilarla e desidero tenerla lontana da me. Alle diciassette mi recherò a scuola guida: penso che prenderò la patente in concomitanza con la perdita della mia verginità e immagino che tutto ciò avverrà dopo il completamento del ponte sullo stretto di Messina. A parte la facile ironia: spero di prendere la patente prima di crepare per vecchiaia.
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