Per me è iniziata un’altra giornata di transizione. Se guardo dietro alle mie spalle scorgo un interminabile deserto emotivo. Non considero motivo di scoramento l’isolamento che perdura nella mia esistenza. Questa fase della mia vita, che dura più o meno da tre anni, per me rappresenta una lunga ora di supplenza nella quale non faccio un cazzo. Qualche settimana fa ho fiutato odore di cambiamento, ma quell’olezzo esistentivo si è diradato. Forse prima di nascere sono stato investito di un compito molto importante, ovvero quello di non fare un cazzo. Sono pronto a vivere come nullafacente fino all’ultimo tic toc cardiaco, ma mi piacerebbe fare qualcos’altro. Mi chiedo se in futuro mi adagerò perfettamente nello status di fancazzista full time o se continuerò a bramare una piccola rivoluzione naturale. Sto digitando queste righe banali al suono di “You Shook Me All Night Long” degli AC/DC. Tra poche ore farò la mia ultima guida prima dell’esame di lunedì e sinceramente, dal profondo del cuore, me ne sbatto lo scroto di tutto l’ambaradan legato alla patente. Mia madre mi ha fatto guidare la sua auto per accelerare il mio apprendimento: le ho ridipinto una fiancata in retromarcia e sono passato di forza tra due vetture con conseguenti urti e danni. Io ho riso molto a seguito del lavoro procurato al carrozziere di turno, mentre mia madre si è purgata come un povero cristo preso di mira da dei fascisti armati di olio di ricino. Lancio un pensiero fugace a J. perché sto ascoltando “Romeo and Juliet” dei Dire Straits.
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